Registrate in alcuni locali di Mosca, le composizioni raccolte in questo disco dal vivo sono per lo più improvvisate e ci restituiscono l’immagine di una formazione che, dopo un paio di dischi non proprio all’altezza della situazione, mostra di avere ancora molte cartucce da sparare. Coadiuvati da un gruppo di musicisti, Dan 271 Smirnov e Tikhon S. Kubov danno fondo, in questi scarsi ottanta minuti di musica, a una creatività ancora intatta, proseguendo nel solco di una sperimentazione a 360 gradi che negli ultimi anni ha imbarcato non pochi elementi provenienti dall’universo della techno e dell’elettronica in genere.
Sul palco, la festa dei Won James Won è trascinante, un frullatore di frizzi e lazzi, che procede tra battiti possenti, disturbi assortiti, registrazioni radiofoniche, schiamazzi e coretti dissacranti, vocine bimbe e aliene (“The Illegal Cooking Of Humans”), improvvisamente precipitando in un sinistro rituale di morte, officiato con vocalizzi demoniaci e batterismo atmosferico (“Adam At The Joy-Boy Farm”).
Per certi versi, questi solchi rappresentano la versione aggiornata dei labirinti imprendibili di quell’esordio delirante che fu “Tol’s Toy”, tuttavia, nella mezz'ora buona di “Capitale Ephemerica”, i Nostri rivisitano anche le tentazioni ambient-drone dell’Ep “Dante Moscow”. Qui s’inizia con un’atmosfera sospesa, notturna, in un bel girovagare estatico che collide con magmi harsh-noise e sibilline cantilene immerse in gorghi elettroacustici. Tutto cresce, quindi, a creare un’imponente muraglia dronica, che ci conduce lungo cunicoli cosmici in cui riecheggiano voci e sciabordii metallici, tornado elettrici e fantasmi vari. Un’esperienza straniante.
Altri venti minuti scarsi sono occupati da una “Nazca Golem + Faisha's Occult Legwarmers” che apre con l’accenno di quello che dovrebbe essere un canto tradizionale russo… Subito dopo, siamo nel bel mezzo di una pista da ballo dell’assurdo, in cui tutto appare deformato e sbilenco, in cui ogni sorgente sonora procede a gomitate, risolvendosi in un party alcolico guidato da uno zombie-dj che prepara la strada per una bella fuga di progressive-electronic in orbita Idm. Chiude “Absentarium”, delirio concretista che potrebbe essere la loro versione del “sentimental journey” dei Pere Ubu.
31/12/2015