Alessia Obino Cordas

Deep Changes

2016 (Caligola)
vocalese, swing, third-stream
6.5

Cordas, l’ensemble della cantante veneta Alessia Obino, si è venuto a costituire e plasmare dopo anni di esibizioni live: Dimitri Sillato (violino elettrificato), Giancarlo Bianchetti (chitarra), Enrico Terragnoli (banjo e podophone). Il loro primo “Deep Changes” è quasi interamente dedicato alle cover, ma con una concezione spesso sbalorditiva, al di fuori dei normali rifacimenti di standard jazz e anzi plasmati come un lattice (ma a togliere più che ad arricchire).

Ciò vale essenzialmente per i brani maggiori di 10 minuti. La semplice “The Saga Of Jenny” di Kurt Weill si trasforma in un honky-tonk che attacca con un clima glaciale (sorta di “Inverno” di Vivaldi liofilizzato e rallentato dall’elettronica), diventa rarefazione assoluta in un recitativo da camera, sprinta appena in un doppio assolo di violino snervante e poi di banjo e chitarra distorta, e si chiude con gli strumenti che simulano un “fiatone” collettivo.
“Sue’s Changes” (di Mingus) si squaglia in una narcolessia incantatrice di banjo e chitarra, sempre più dilatata fino alla stasi e al silenzio, tra il Tim Buckley più impressionista e l’Annette Peacock più disgiunta, e riemerge in un rituale di suoni stregati. “Hard Times Killing Floor Blues” (Skip James) diventa un delirio Grace Slick-iano sostenuto da una chitarra degna di Ry Cooder, perso poi in un solenne intensificando africano.

Almeno due trovate intelligenti che danno il quid al tutto: l’assenza della batteria e il wah-wah di Bianchetti. Di certo si apprezza la maestria della cantante, che a volte s’immedesima nel brano interpretandolo al di fuori delle liriche originali, con versi e vocalizzi, e viceversa a volte creando per l’occasione delle liriche ex-novo. Un solo originale, “Nightime”, curiosa fantasia honky-tonk irregolare e sfasata che a metà s’ipnotizza in un salmo cameristico più austero di Enya, e alcuni buoni momenti anche nei brani brevi (“Deep Henderson”, sordido espressionismo urlante, “Hong Kong Blues”, intermezzo acido-psichedelico, una buonissima reinterpretazione del classico di Carmichael). Fosse di soli originali, sarebbe un capolavoro. Ospiti, entrambi in “Hard Times Killing Floor Blues”: Reda Zine al guembri (cordofono originario del Gwana) e Danilo Mineo alle percussioni.

15/01/2017

Tracklist

  1. The Saga Of Jenny
  2. Deep Henderson
  3. Deep Night
  4. Sue’s Changes
  5. Hong Kong Blues
  6. Lonely House
  7. Nightime
  8. Hard Times Killing Floor Blues

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