Dulcamara

Indiana

2016 (Inri)
songwriter, alt-pop

Mattia Zani (di Faenza), col suo progetto mutante Dulcamara nei primi "Lasciami ad Est" (2007) e "Il buio" (2010) ha ambito a unire due humus di protesta che hanno imperversato nella penisola alternativa per tutta la seconda metà dei 90 e oltre: il folk-punk e l’hip-hop.
Con "Uomo con cane" (2012) le cose cambiano. Zani opta decisamente per il pop italico, ma aumentato di sofisticazioni da orchestratore megalomane nella vena di Brian Wilson via Sufjan Stevens e di una subliminale poetica di loser, a volte con surrealismo ("La strada del ritorno") e a volte con un’indole da Battisti appena più metafisico ("Ora come allora"). Più che cantautore, Zani è un decoratore delle sue stesse spicce storie di vita.

Il quarto "Indiana" tenta la carta della fusione ambiziosa. La Daniele Silvestri-iana "Rituale", uno dei suoi risultati più contagiosi, accelera le sue autocommiserazioni a tempo di lambada. Un altro spunto tex-mex, "Ladum", stavolta è curiosamente fatto raggelare dalle brezze elettroniche. L’autore conosce bene le scansioni-canzone anche nei tributi: l’ovvia operazione-retrò di "Luce di frontiera" ha un fulgore ritmico persino ipnotico, "Terminal" sembra Beck che rifà "Where Is My Mind" dei Pixies, e "Da qualche parte" è folk-pop impeccabilmente Baustelle.

A partire dai sei minuti di "La casa di fronte", e poi "Stelle identiche", "Awona Wilona Song", "Labirinti immaginari" e "Verso Nord" (tutte in una successione che aumenta via via la fantasmagoria e la solennità), oltre alle sperimentazioni sulle scenografie s’inseriscono quelle sulla drammaturgia, ed è questo il tratto forse davvero caratteristico dell’opera. Da una classica cantilena cullante in rima, Zani alza poi il tono facendola sfaldare in invocazioni più spicciole, una prova di ritornello frastagliato che si disperde nella psiche.

Per tutta la durata (un’ora contando una traccia fantasma) le sue parole si appoggiano, anche se con una precisione in eccesso e non senza monotonia, su miraggi a metà via tra chimere di stile e sensazioni da condividere, senza torbidità. Zani li scruta, e bene, senza allacciare la sua lirica dimensione quotidiana al canto universale della frontiera, un concept più immaginato interiormente che esposto all’ascolto. Per appassionati del cantautorato melodico obliquo, intellettualoide, abbastanza scaltro da non suonare zuccheroso o, peggio, stucchevole. Troppo creativo per mischiarsi alla ciurma da classifica, anche grazie al bel master di Giovanni Versarsi.

24/01/2017

Tracklist

  1. Rituale
  2. Ladum
  3. Terminal
  4. Luce di frontiera
  5. Si piange mai
  6. Sogni lucidi
  7. La casa di fronte
  8. Deserto vivo
  9. Stelle identiche
  10. Awona Wilona Song
  11. Da qualche parte
  12. Labirinti immaginari
  13. Verso Nord

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