Battle Trance

Blade Of Love

2016 (New Amsterdam)
avant-jazz

Tanta è l'insoddisfazione nel riconoscere un potenziale inespresso, quanta è la sorpresa nel vederlo finalmente esplicitarsi, come al risveglio di un promettente nuovo giorno. Fa questo effetto l'opera seconda del quartetto di sassofoni Battle Trance, recente formazione newyorkese che ha mosso i primi passi nel segno di una conciliazione tra sonorità jazz e strutture di derivazione minimalista.

Se il pur convincente "Palace Of Wind" rimaneva ancora troppo legato al moto continuo delle oscillazioni glassiane via Colin Stetson, la suite tripartita "Blade Of Love" gode di un'autonomia stilistica e di una libertà espressiva che aprono il cuore, con un effetto simile a quello delle seminali opere di transizione verso il free jazz.
Non più entità compatta e in movimento coordinato, i quattro fiatisti procedono tendenzialmente su traiettorie indipendenti per poi risolvere la tensione crescente in semplici linee melodiche guidate da un assolo, per poi ridistribuirsi uno ad uno nello spazio circostante. Qualcosa di concettualmente analogo ai sax itineranti di Sciarrino ne "La bocca, i piedi, il suono", se qui non trasparissero in controluce i canti di speranza del Coltrane di "A Love Supreme" (I) e la coralità sublimante di "Ascension", non senza rendere tributo al severo rimbrottare del soprano di Ayler (II).

Più di tutto stupisce l'improvvisa capacità di generare e far sfumare l'una nell'altra sia le nuvole di furioso rumorismo avant e le stoccate onomatopeiche, sia il canto più cullante e sommesso (III) sino alle sottili ventate di microsuono, sul ciglio della musicalità stessa, riassorbendo tutta l'energia con un'inspirazione che lascia soltanto il battito residuo dei tasti d'ottone.
Così lo schematismo dell'esordio assume qui una forma fluida, probabilmente incoraggiata da due anni di pratica in studio e di ripetuti confronti in sede live per il tour di lancio, così che il canto libero di "Blade Of Love" segue con ordine un proprio ciclo di vita, tra fioriture spontanee dal caos e affievolimenti senz'ombra d'inquietudine.

In tutto ciò la composizione, per elastica che sia, non subisce mai una totale perdita di controllo, quanto piuttosto la permeabilità necessaria per far convivere un elemento di sperimentazione linguistica nella visione d'insieme, sfruttando peraltro un controllo tecnico già superiore a "Palace Of Wind" e che in futuro potrebbe ulteriormente evolvere. Difficile credere, insomma, che il cammino finisca qui.

19/09/2016

Tracklist

  1. Blade Of Love I
  2. Blade Of Love II
  3. Blade Of Love III

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