Dopo l'album-cronistoria dedicato alle malefatte dei fratelli Savi, "Uno Bianca" (2014), Nicola "Bologna Violenta" Manzan opta per un paio di uscite brevi, la "Sinfonia in fa-stidio maggiore" (2015) comparsa nello split con i Dog For Breakfast, forse la sua opera più precisa e programmatica, e "SBB Vs. BV" (2015), una collaborazione con i Surgical Beat Bros.
"Discordia" riprende così parte delle maestranze grind adottate per questi lavori (Alessandro Vagnoni alla batteria) e abbandona in parte la natura di concept dei dischi predecessori; prevalgono frammentariamente dediche casuali. Il formato di lunga lista di scariche a pallottola è sempre il medesimo, ma suona più come una prova tecnica di transizione da compositore a band vera e propria.
"Sigle di telefilm" (con adagio per pianoforte), "Incredibile lite al supermercato" (con vocalist), uno dei suoi migliori grindcore "a telecomando" dadaisti Mike Patton-iani, "Binario morto" (ricoperta di archi), "Lavoro e rapina in Mongolia" (con campioni parlati), "Colonialismo" (con charango), "I postriboli d'Oriente" (con una marcia da kolossal), per quanto qua e là tronfie, offrono sia articolazione che dinamica.
"Un mio amico odia il prog" è un tentativo ancor più virtuosistico di arrangiamento barocco compresso in un minuto secco e svolto a velocità irragionevole, mentre eccedono "Il tempo dell'astinenza", "Il processo" e "L'eterna lotta tra il bene e le macchine", sbilanciate sulle gradinate dei violini, e i tempuscoli atomici, "Discordia", "Il canale dei sadici", "Leviatano" ecc., sono solo inutili gestacci furibondi.
Scritto a quattro mani con Vagnoni, un album breve ma troppo lungo, ammalato di ridondanza infantile. Disattivata qualsiasi violenza connessa all'heavy-metal, e diventato pressoché parodia a tutto campo, sfiora, alla meglio, i montaggi audio per i "Looney Tunes" di Carl Stalling. Medio intrattenimento con qualche spizzico eccitante. Incontestabile, invece, la preparazione tecnica.
19/04/2016