Nel suo passato artistico c’è una breve presenza come session-man ai Muscle Shoals Studios; inoltre ha scritto canzoni di successo per Box Tops, Dusty Springfield, Arthur Alexander, Percy Sledge e Willie Nelson.
Sono passati più di quarant'anni dall’esordio “Prone To Learn” e ben sette dal precedente “One Foot In The Groove”: “Oh My Goodness” è solo il quarto album della sua lunga carriera, ed è ancora una volta un progetto ricco di eccelse canzoni, il cui fascino rimanda ad album di Ry Cooder (“Paradise And Lunch”), John Prine o Randy Newman.
Il tempo non ha modificato la sua dimensione artistica. Donnie Fritts non tradisce le sue radici culturali in nome della modernità, e sarebbe d’altronde curioso se ciò avvenisse, proprio ora che molti songwriter stanno riscoprendo la sua figura.
John Paul White è l’anfitrione del ritorno discografico di Donnie Fritts: a lui si devono la perfetta veste sonora che adorna e impreziosisce la voce, il timbro del piano Wulitzer e le canzoni. Non manca una cospicua manciata di amici, pronti a condividere le tante ma essenziali creazioni a base di country, soul e blues.
"Oh My Goodness" ospita anche alcune cover, come l’iniziale “Errol Flynn”, una delicata ballata pianistica profumata di musical, o la splendida “Foolish Heart” di Jesse Winchester, nella quale il musicista mette in evidenza tutto il suo amore per il blues di New Orleans, con tanto di sezione di fiati e piano alla Dr John.
Con il passare del tempo la voce di Fritts è diventata più fragile e roca, un perfetto strumento emotivo, in grado di reggere le granitiche forme funk di “Memphis Women And Chicken” e del suo classico “Choo Choo Train”, altra eccellente fusione di country, soul e funky, portata al successo dai Box Tops nel 1968.
La presenza di John Prine in “The Oldest Baby In The World” è non solo fisica ma spirituale. Allo stesso modo Spooner Oldham offre non solo la sua perizia strumentale, ma anche l’anima, nell'intensa title track.
Ogni traccia è un manifesto creativo per Fritts: abile ballader alla Gene Clark (“If It's Really Gotta Be This Way “), perfetto amabasciatore della migliore tradizione americana che va da Ry Cooder alla Band (“Tuscaloosa 1962”), elegante e raffinato come Randy Newman (“Them Old Love Songs”) e altresì irriverente (“Good As New”), ma soprattutto unico e incomparabile come Donnie Fritts.
(31/10/2016)