1. Goldie
2. Elevator
3. Prayer
4. Gigantic
5. Texas
6. Dream in B
7. Sing Sing
8. Pumps
9. Play Ball
In un momento musicale in cui l’essere corporei e viscerali e disvelati sembra essere l’imperativo dei giovani cantautori, sentire un disco come “Marina” può risultare quasi nuovo e rinfrescante: in primo piano è la trasfigurazione, la rappresentazione di un essere mimetico, che sembra quasi nascondere la sua essenza umana in un’ineffabile armonia spirituale, un’impronta sbiadita della propria impressione eterea.
Nonostante l’esile voce di Eddi Front, cantautrice newyorkese, c’è qualcosa di indubbiamente perentorio e carismatico nei suoi brani, certamente più ambiziosi di una più classica Agnes Obel ed estrosi rispetto alle scure rimuginazioni di Soap & Skin (la più gotica “Goldie”).
Forse per la sorniona spigolosità di “Pumps”, che Eddi sa governare abilmente, con l’interpretazione, lontano dagli scogli della prevedibile confessione acustica, o per la sgangherata epica di “Gigantic” (con tanto di rumore di sottofondo di un Wurlitzer rotto) , “Marina” si presenta come un’opera istintivamente riconoscibile, nonostante il minimalismo un po’ irreale degli arrangiamenti e, soprattutto, l’assenza di veri lampi di scrittura.
Misura e carisma permettono però alle increspature chamber-rock di “Dream In B”, e al tono onirico e favolistico di “Prayer” di spiccare, con la bella combinazione di chitarre garage e riverberi vocali, come in un sogno di mezz’estate in un seminterrato di Brooklyn.
L’effetto generale è mesmerico e indubbiamente accattivante, anche se rimangono molti dubbi, al di là della grande maturità espressiva di Eddi, sulla qualità sostanziale delle sue composizioni. “Elevator” potrebbe essere un intermezzo di “Who Needs Who” dei Dark Dark Dark, mentre stranamente in “Marina” sembra un brano centrale – una debolezza di fondo che emerge alla lunga distanza.
10/05/2016
1. Goldie
2. Elevator
3. Prayer
4. Gigantic
5. Texas
6. Dream in B
7. Sing Sing
8. Pumps
9. Play Ball