Illum Sphere

Glass

2016 (Ninja Tune)
elettronica

Non è un tipo particolarmente propenso a ripetersi o a obbedire a parametri estetici preimpostati, Ryan Hunn. Già il debutto in formato full-length, “Ghosts Of Then And Now”, non faceva minimamente mistero della curiosità e della larghezza di stimoli alla base della proposta del producer britannico, capace alla prima di misurarsi con successo con un disco articolatissimo e composito, frutto di una rielaborazione personale di techno, wonky, bass-music e molto altro ancora. Due anni dopo, ed è già ora di voltare totalmente pagina, sotto ogni punto di vista. Occorre insomma dimenticarsi di album strutturati a mo' di zibaldone, di una relativa asciuttezza nei minutaggi, dell'eclettismo e dell'intersezione tra correnti e stili sbandierata nel convincente esordio: in “Glass” di tutto questo non vi è semplicemente traccia, il cambio di direzione improntato da Illum Sphere al proprio tragitto è quanto di più radicale si possa immaginare. Più austero e scheletrico, il nuovo album si contraddistingue per il rigore estremo e per una ricerca compositiva volta a un maggiore minimalismo, che vede lavorare il producer con una palette sonora meno indefinita dal punto di vista stilistico (essenzialmente modulata su un linguaggio a cavallo tra techno e synth-music d'atmosfera) e allo stesso tempo contraddistinta da più evidenti suggestioni retrò, che circostanzia in maniera più precisa l'immaginario e il modus operandi di Hunn. Una scelta coraggiosa, che però lascia emergere anche qualche limitazione nel nuovo corso del musicista di stanza alla Ninja Tune: come prova di rodaggio, il disco funziona in ogni caso più che egregiamente.

Concedendo ampio spazio alla propria fascinazione per le colonne sonore sci-fi e per i synth analogici, il producer mancuniano si insinua a suo modo nel fitto dibattito synthwave delle ultime stagioni, puntando però a dialogarci essenzialmente grazie alle suggestioni e al profondo portato nostalgico che sa trasmettere, piuttosto che sotto l'aspetto prettamente stilistico, di suo invece notevolmente diverso da quello dei principali nomi del filone. Tutto imperniato su pezzi di durata medio-lunga, dalle lente quanto inesorabili progressioni incrementali, “Glass” è un lavoro dall'estetica asettica e pulita, ricca di forti rimandi alla techno anni 90 (il nome di Helena Hauff non balza alla testa per caso, specialmente ascoltando le ruvide superfici industrial di “Fuel The Fire”), personalizzata attraverso una moderata attitudine sperimentale nella gestione dei ritmi e degli accorgimenti produttivi, in un'ipotetica via di mezzo tra gli standard minimal senza compromessi di una Cio D'Or e le impalcature dal tocco impro di Laurel Halo. Ne deriva un lavoro in continua tensione tra epoche e contesti, giocato su ottime variazioni del linguaggio sonoro di base, anche se un pelo troppo prevedibile nella concezione e nel metodo compositivo alla base dei brani.

Tra evocative ambientazioni dall'afflato spacey (l'iniziale “The Journey”, diretta ed essenziale nel puntare su rimandi sci-fi; una più meditativa “Oracle”, sorretta da un andamento più sparso e contemplativo), e momenti di maggiore libertà narrativa (il post-industrial di “Thousand Yard Stare”, impreziosito da dinamiche linee di pianoforte housey; i tocchi melodici di “Wounded”, modulati sopra uno dei migliori assetti atmosferici dell'album), Illum Sphere coordina il proprio lavoro con precisione da manuale, puntando sì alla massima asciuttezza espressiva, ma conferendo il giusto carattere ad ogni brano.
Anche nei momenti più aderenti alla formula sonora, Hunn sa quindi attribuire loro sufficiente personalità timbrica, sfruttando ad esempio partenze in controtempo e sinuosi campionamenti vocali (“River”), oppure mirando a graffiare con acuti incastri ritmici (“Red Glass”): non c'è momento nel brano che non trova la sua giusta disposizione. Un peccato, per l'appunto, che manchi anche la zampata sotto un aspetto prettamente compositivo, che porti la creatività del producer a un nuovo livello di consapevolezza e le faccia superare un certo schematismo da applicare a volontà.
Non c'è comunque alcun motivo di preoccuparsi, almeno per adesso: talento e potenzialità non sono estranee a Illum Sphere. Il prossimo episodio della sua avventura in musica vedrà di stabilire se e come al nuovo cambio d'abiti corrisponderà anche la necessaria maturazione per sostenerlo in tutti i suoi aspetti.

29/12/2016

Tracklist

  1. The Journey
  2. Fall Into Water
  3. Red Glass
  4. Wounded
  5. Oracle
  6. Fuel The Fire
  7. River
  8. Thousand Yard Stare
  9. Paradise


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