Inter Arma

Paradise Gallows

2016 (Relapse Records)
sludge-metal, psych-rock

Gli statunitensi Inter Arma sono attivi dal 2007 e hanno esordito con "Sundown" (2010), un album all'insegna di una fusione di sludge e black-metal. Il successivo "Sky Burial" (2013) ha aggiunto agli ingredienti lo psych-rock malinconico dei Pink Floyd, sfoggiando alcuni momenti acustici e avvicinandosi al mondo hard-psych, southern-rock e stoner-metal. L'approdo ideale di questo stile è arrivato con l'Ep "The Cavern" (2014), una camaleontica composizione di 46 minuti che è il loro equivalente di "Jerusalem" degli Sleep: un brano per molti versi definitivo, dove danno fondo alle possibilità compositive della loro musica, ripescando le radici hard-rock.

Difficile immaginare, dunque, cosa aspettarsi da questo terzo album. "Paradise Gallows" conferma la componente psichedelica ma, nei suoi settanta minuti, non dimostra di perseguire la nuova strada con totale dedizione. La scaletta si divide infatti fra momenti più vicini al passato sludge-metal e black-metal e altri, i più interessanti, che vivono del nuovo amalgama psych-rock e hard-rock.

"An Archer In The Emptiness", "Transfiguration", "Primordial" e l'aggressiva "Violent Constellations" rimestano sludge-metal, stoner-metal e black-metal senza segnare granché la distanza rispetto ai primi due album. Brani imponenti, che meritano l'attenzione di chi cerca altre variazioni sui canovacci di Neurosis et similia, ma nulla che non sarebbe potuto stare sul precedente album "Sky Burial".
Il resto dei brani costituisce, tuttavia, il manifesto di un nuovo corso per la band. I punti di riferimento sono i Pink Floyd e la chitarra di David Gilmour, l'amalgama prog-stoner-metal dei Baroness e un respiro più atmosferico e malinconico, frutto di arrangiamenti stratificati e meno spigolosi.

L'assolo à-la Gilmour di "Nomini", posto in apertura dell'opera, è il primo sintomo dell'avvenuto cambiamento. "The Summer Drones" è una danza allucinata che, anche quando s'impenna frenetica o si distende maestosa, non diventa mai opprimente né angosciante. Una musica grandiosa, lontana dalle sfuriate di un tempo, intrisa di un'epica che sembra appartenere alla maturità di una band dalla carriera ventennale, mentre nel loro caso non si arriva neanche al decennio.
Lo strumentale "Potomac" è ancora più dolce, con pianoforte, chitarre acustiche e un altro assolo gilmouriano nel finale. L'arrangiamento arioso, le melodie vibranti di un'emotività struggente sono solo alcune delle nuove armi espressive della band.

La title track è l'ideale incontro fra le due anime dell'album: quasi dodici minuti in cui un'apertura psych-folk al rallentatore introduce un doom-metal galattico, progressivamente più melodico e allucinato, che esplode per poi sciogliersi nella coda atmosferica. "Where The Earth Meets The Sky" ricorda persino gli Ulver di "Shadows Of The Sun", con una ballata atmosferica, psichedelica e semi-acustica.

Gli Inter Arma non si sono ancora emancipati completamente dalle loro origini e su "Paradise Gallows" affiancano passato e presente della loro musica, in un compromesso meno coraggioso di quanto proposto su "The Cavern". Invece di una cesura netta, quest'opera sembra cogliere la formazione al centro di un'evoluzione stilistica ancora in corso che non manca di motivi di interesse.

25/07/2016

Tracklist

  1. Nomini 
  2. An Archer in the Emptiness
  3. Transfiguration
  4. Primordial Wound
  5. The Summer Drones
  6. Potomac
  7. The Paradise Gallows
  8. Violent Constellations
  9. Where the Earth Meets the Sky




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