La dimensione artistica è legata al mezzo espressivo o all’estro del suo autore? Mi sono posto questa domanda mentre ascoltavo “Heart Beats Slow”, opera prima di Mira, Un Lobo (ovvero Luís F. de Sousa), musicista portoghese alle prese con la difficile arte della sopravvivenza.
La risposta è contenuta in questi quarantacinque minuti di cantautorato in chiave elettronica: un manuale lirico e sonoro su come affrontare le incertezze della crisi e della depressione, due fattori che stanno trasformando l’umanità in un unico ed enorme popolo clandestino di quello che resta del pianeta terra, una risposta che l'autore affida a una sbornia elettronica che sommerge il suo malinconico scripting folk-pop.
E' un progetto ambizioso, ma riuscito, quello di Louis F. de Sousa, abile cerimoniere di un matrimonio tra istanze folk cantautorati, pop ed elettronica. La musica è oscura, quasi gotica, eppure essenziale, minimale; furia e calma si alternano, avvolgendo i brani con cori angelici, ritmi ossessivi e sonorità glaciali di synth.
Non sarebbe errato definirlo synth-pop, ma “Heart Beats Slow” possiede tutta la densità organica della musica non sintetica: Louis F. de Sousa sembra voler mettere a nudo tutta l’anima degli strumenti elettronici, suoi partner in questo avventuroso e malinconico viaggio nella moderna solitudine.
Il suono è aspro, tagliente, figlio del miglior post-rock (“Tradamol”), ma anche del new romantic-prog dei Porcupine Tree (“Serotonin”), in alcune tracce (“Newborn Killers”, “Suffucation”) l’elettronica fonde drone-music e suoni vintage con effetti stranianti, ma tutto è sempre immerso in una catarsi soul, che contrasta con l’apparente freddezza degli strumenti.
“Hearts Beats Slow” estrae l’anima soul dell’elettronica (“Sliced Guitars”), lasciandosi sopraffare dalla sua natura ciclica e ossessiva (la moroder-iana “Introduction”), per poi colpirla al cuore con esuberanti giri armonici degni dei migliori Sigur Ros (“Spaceman”).
L’album di Mira, Un Lobo conferma lo stato di salute della musica portoghese: dopo i Beautify Junkyards, un altro interessante progetto in bilico tra passato e presente, dove il linguaggio del pop e dell’elettronica da consumo vengono messi a disposizione di una fusion elettroacustica ricca di passione e intensità.
22/10/2016