Fra post-rock e musica elettronica, questi i ricchi fondali sui quasi si muovono i Molotoy, trio romano al secondo lavoro, quattro anni dopo l’esordio di “The Low Cost Experience”.
Da una parte i Mogwai, dall’altra le spire dancefloor contemporanee, per un lavoro che riesce magicamente a unire due stili solo apparentemente così distanti: il primo basato su morbidi landscape, sempre sul punto di esplodere e deflagare, il secondo tutto giocato su studiate progressioni ritmiche.
I ragazzi si muovono con credibilità dalle delicatezze di “Human Race” all’eurodance di “Monster”, dagli azzeccati contributi vocali di Eeris (“Float”) e The Niro (“Disappear”) alle ambizioni wave di “Time”, fino alle evoluzioni post di “Kaleidoscope” e “Ruches”, la traccia centrale, la più lunga e strutturata, per gran parte incentrata sul violino di Andrea Minichilli.
Chiudono la selezione due tracce gemelle, “When I Hit The Atmosphere…” e “…I’ll Burn Like A Meteor”, pronte a riassumere in maniera magistrale i contenuti dell’intero lavoro.
Le influenze di certi anni 90 sono evidenti, ma vengono sintetizzate in un formato-canzone che tende a essere molto più asciutto e convenzionale rispetto alle digressioni senza fine di 65daysofstatic o GY!BE, altri numi tutelari ai quali senz’altro i Molotoy si ispirano, e la scelta ci pare tutt’altro che fuori luogo.
18/11/2016