Spencer "Moonface" Krug torna, e torna in compagnia dei finlandesi Siinai, per un secondo "My Best Human Face", successore di "Heartbreaking Bravery" (2012), e successore dei primi decenti "Dreamland Ep" (2010) e "Organ Music" (2011). È una prova tanto allungata quanto generica.
"The Nightclub Artiste", con il suo coro da musical, introduce una ballata pop melodrammatica - sovraccarica di canto - con qualche cenno di arrangiamento anticonformista (le scie rumorose delle chitarre dei comprimari). È in buona sostanza la matrice di quanto segue, a partire dalla parodia di un duetto tra Peter Gabriel e Kate Bush di "City Wrecker", e poi un sing-along sconvolgente quanto un inno nazionale come "The Queen Of Both Lightness And Dark".
Il pezzo forte è a occhi chiusi "City Wrecker", con tutto l'epos Springsteen-iano di cui Krug è capace, ma soprattutto con un continuo, ribattuto pattern di batteria a sostenerlo. Lo segue a ruota il robusto rave-up di tastiere di "Prairie Boy". Ma subito si ricade nel vizio: "Them Call Thamselves Old Punks" ha un discreto battito saltellante, ma affogato in parole, parole e ancora parole.
Superiore, ma era scontato, al predecedente "Julia With Blue Jeans On" (2013), solo piano e voce. Non rende merito sul suo talento: nulla dice delle sue doti di scrittore pop (approssimative e ruffiane le canzoni), nulla rivela sulle sue capacità di intrattenitore (sterile e, di nuovo, in preda a una logorrea niente male). Ancora meno come produttore. A cosa serviva dotarsi di una backing band - Siinai da riscoprire - se la si doveva tenere a un profilo così basso? La palma del miglior cattivo esempio la vince "Ugly Flower Pretty Vase". Lontani, e nemmeno poco, i tempi di Frog Eyes e Wolf Parade.
14/07/2016