Moonsorrow

Jumalten Aika

2016 (Century Media Records)
folk-metal, black-metal, viking-metal

Finlandia, terra di black-metal e riti pagani, quantomeno nel caso dei Moonsorrow. Eredi dei più bellicosi Bathory, quelli del seminale Lp del 1988 "Blood Fire Death", i nostri sono una formazione attiva dal 1996, quando esordirono con il demo "Thorns Of Ice".
Hanno pubblicato il primo album, "Suden Uni", nel 2001. Si tratta di un lavoro immaturo che già faceva intuire quella commistione di folk-metal, black-metal, ispirazioni belliche e fascinazioni pagane che poi avrebbe dominato l'intera discografia. Con le successive opere la band ha virato verso composizioni che sarebbe riduttivo definire colossali: brani sempre più estesi e maestosi, sinfonie di violenza, ardore, epicità e dramma. Il quarto lavoro, "Verisäkeet" (2005), contiene tre brani che superano i quattordici e uno che supera i diciannove minuti. Il probabile vertice della carriera, "V: Hävitetty" (2007), contiene due soli brani, uno di ventisei e l'altro di trenta minuti. Sembra naturale che, in seguito, la band non abbia potuto che abbandonare la ricerca di composizioni dalle dimensioni sempre più mostruose, come dimostra il successivo "Varjoina Kuljemme Kuolleiden Maassa" (2011), diretto predecessore dell'album di cui andiamo a parlare in questa recensione.

"Jumalten Aika", traducibile in italiano come "L'età degli dei", è un'altra opera imponente, che divide i suoi sessantasette minuti in appena cinque brani. Forte dell'esperienza maturata, la band inserisce nelle composizioni riferimenti folk, richiami alla tradizione metal degli anni 90, cori maestosi e slanci sinfonici, pause di tensione e melodie trascinanti. La title track (quasi tredici minuti) fa sentire subito a casa chi conosce la band, offrendo epica a profusione, attanagliando l'ascoltatore con sapienti dosaggi di sfuriate black-metal, rallentamenti drammatici e ripartenze devastanti.
"Ruttolehto" (oltre quindici minuti) scopre al centro un'anima folk che sfocia in melodie imponenti, lasciando la coda a cori, arrangiamenti ariosi e la fondamentale presenza dello scacciapensieri, strumento che ha un ruolo tutt'altro che minoritario nell'opera. La relativamente breve "Suden Tunti" è l'unico episodio che si ricollega in modo più diretto alla tradizione folk-metal, l'unico caso in cui sembra di ascoltare un brano dei primi due album.
L'apice del disco è probabilmente "Mimisbrunn", sedici minuti aperti da una fragile melodia folk, ammantati di chitarre distorte in un clima lugubre e proseguiti imbastendo una danza folk-metal. All'undicesimo minuto rimane solo una malinconica melodia che, rinforzata da nuove chitarre distorte, va a costruire un finale prima struggente e poi furiosamente frenetico, un'ideale cavalcata verso la morte in battaglia.
"Ihmisen Aika (Kumarrus Pimeyteen)" chiude con altri sedici minuti di slanci black-metal, cori e sprazzi folk, secondo uno stile ben rodato, che la band porta avanti fino all'ultimo battito di tamburo, fino all'ultimo urlo di battaglia.

Sia la carriera dei Moonsorrow sia questo album sono, in fondo, manifestazioni di una dedizione totale a questo verbo black-metal pagano e bellicoso, un unico immenso monumento musicale che va a descrivere un poema di sangue, onore, dolore e morte. Certamente, come è successo in passato, la band preme così tanto sulle proporzioni epiche dei brani da finire per dilungarsi. Tuttavia, è parte ormai della loro retorica insistere sui temi melodici, riprendere alcuni frammenti sinfonici, alternare sfuriate a testa bassa con aperture a più serene atmosfere folk. Pur non superando quanto fatto in passato, "Jumalten Aika" è un ottimo punto di partenza per chi vuole conoscere la band finlandese ed entrare nel suo caratteristico immaginario pagano.

12/07/2016

Tracklist

  1. Jumalten Aika
  2. Ruttolehto incl. Päivättömän Päivän Kansa
  3. Suden Tunti
  4. Mimisbrunn
  5. Ihmisen Aika (Kumarrus Pimeyteen)


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