Lo scopo è quello di descrivere stati d’animo molto intimi e passionali, attraverso un linguaggio folk e dream-pop. Amore, perdita, silenzio e speranza sono i quattro spunti narrativi del progetto, frutto di ben cinque anni di lavoro.
I primi due capitoli, “Irrelevant Pieces 1 e 2”, sono una piccola sorpresa, i My Gravity Girls esibiscono una maturità sorprendente per un esordio, le atmosfere sono affini alle pagine più folk e autunnali dei Red House Painters o dei primi America, con violini e synth pronti a incrementare il tono malinconico e spirituale delle canzoni.
I quattro brani di “Irrelevant Pieces 1” prediligono toni acustici e rarefatti, passando dai toni asciutti di “Gentle Coma” a quelli più densi e chamber-folk di “Sea Song # 2 (Ghosts And Parasites)”.
Più complesso e variegato “Irrelevant Pieces 2”, introdotto da un breve scampolo folk-noise (“Weak Lymph”), al quale fa seguito un brano più robusto e pulsante (“Odd Dream”), che conserva intatte le atmosfere dream-pop dell’intero progetto.
“Sea Song # 4 (The Diver)” e “Whispers” ritornano nei pressi del folk con un lirismo più incisivo e originale, inebriati da intuizioni ritmiche desuete e briciole di elettronica. L’incedere ritmico di “Jeremiah” modifica in parte le coordinate dell’album: un brano pop che mette in luce alcune similitudini con i Blue Nile (come non pensare a “Stay” ascoltando il tremolio elettronico), che fanno altresì capolino in altre sfumature timbriche di alcuni brani.
Pur restando in attesa degli altri due capitoli, non si può negare che il lavoro del gruppo parmense sia non solo interessante, ma anche maturo e definito.
Le undici canzoni non mostrano segni di debolezza nella scrittura, gli arrangiamenti brillano per carattere e compostezza, e se l’ambiziosa mistura di elettronica e enfasi orchestrale della conclusiva “Desert Storm” ha il compito di introdurre i due capitoli successivi, si può già affermare che “Irrelevant Pieces” sia un progetto tutt’altro che irrilevante.
(17/12/2016)