Terzo album e terza mutazione per gli Obake. Dopo aver registrato il passaggio di consegne al basso tra Massimo Pupillo e Colin Edwin in "Mutations", in "Draugr" (letteralmente “creatura che ritorna dai morti”) tocca a Jacopo Pierazzuoli dei Morkobot sostituire dietro i tamburi l'uscente Balázs Pándi.
Se nel precedente lavoro in studio le influenze linguistiche che emergevano con più prepotenza erano quelle dei Melvins e dei Tool, in "Draugr" (dove mantengono comunque intatto il loro sound caustico) si spostano decisamente verso i settanta dei Black Sabbath e Popol Vuh. Un crogiolo di doom e kosmische musik insomma, risultato di cinque giorni di improvvisazione selvaggia catturati agli Igloo Audio Factory a fine 2015 e a cui hanno dato poi forma definita nei primi mesi del 2016.
Buonissime le tracce: si va dalla combo prog crimsoniana di "Cold Fact" e "Incineration Of Sorrows" (i Crimson sono un altro punto fermo della band di Fornasari e Bernocchi) ai Sabbath di "Immutable" (echi di "Children Of The Grave" nel riff portante), passando per "The Augur", vero e proprio manifesto del pensiero degli Obake.
Più ostico e meno accessibile di "Mutations", "Draugr" è un lavoro complesso, che cresce con gli ascolti e che prima di manifestarsi definitivamente spinge l'ascoltatore (anche quelli senza peli sulla pancia) a riflessioni approfondite. Il risultato finale è che "Draugr" sia il lavoro più completo e quadrato della discografia degli Obake.
Il processo di mutamento non si ferma, aspettiamo di vedere il prossimo step dell'evoluzione.
26/11/2016