Omosumo

Omosumo

2016 (Malintenti / Edel)
electro-pop, alt-rock, electro

Il trio siciliano degli Omosumo torna a far sentire la propria voce con un album eponimo che esce a due anni dal brillante esordio “Surfin’Gaza”, lavoro ispirato dalla vicenda del Gaza Surf Club e di Surf4Peace, una comunità di surfisti di diverse nazionalità (palestinese, israeliana, americana, ecc.) che si è ritrovato per surfare insieme su un mare che, per un attimo, ha messo da parte le guerre e gli scontri che non smettono di martoriare quel territorio.
Il tour ha portato la band a suonare negli Stati Uniti al South By South West ad Austin, e l’ha vista impegnata sui palchi dei più importanti club e festival italiani. Angelo Sicurella (voce, drum machine, synth), Roberto Cammarata (chitarra, synth), Antonio Di Martino (basso), accompagnati dal violoncellista Angelo Di Mino (già membro aggiunto nel corso del tour di "Surfin’ Gaza"), hanno concepito un lavoro che racconta di un viaggio, un esodo “da una condizione terrestre a una condizione altra” come raccontano loro stessi, con l’intento di rimanere distanti dai riferimenti contemporanei evitando legami diretti alle attuali migrazioni.

I tre hanno preparato il disco in uno stato di quasi totale isolamento, sette mesi reclusi in varie case di campagna disabitate, dove hanno montato il loro studio mobile, lontani da ogni contesto urbano e metropolitano. Il sound che ama mescolare strumentazione elettronica e tradizionale è stato ottimamente mixato dal produttore canadese Colin Stewart (Black Mountain, Sleepy Sun). A chiudere il cerchio è la copertina che raffigura un particolare dell’opera pittorica di Fulvio Di Piazza “Madre Blu” (olio su tela, 2014), scelta come interfaccia grafica proprio per il linguaggio epico che caratterizza il tratto del suo autore, in assoluta sintonia con i contenuti di questo viaggio ambientato in un Egitto intriso di mistero ed esoterismo, ideale trait d’union con lo scenario dipinto dalle liriche.

Il viaggio oltre i confini umani inizia citando proprio la copertina, con una “Madre Blu” interamente strumentale che scalda i motori dei synth prima di confluire in una “In cielo come gli angeli” che sembra essere il manifesto della nuova strada intrapresa dai palermitani: un connubio tra pop elettronico e  suggestioni etniche, il tutto filtrato dalla sensibilità melodica italiana. L’incipit di “Un po’ di te” accarezza i La Crus di “Dietro la curva del cuore” prima che le onde di synth prendano il sopravvento con un loop ipnotico, “Proveremo a nasconderci. Dentro i boschi. Nei ghiacciai, E sapremo disperderci. Come barche. Negli oceani”.

“Poco prima di andare” si fa introdurre da un attacco alla Genesis anni 80 prima di svilupparsi compiutamente, risultando una delle tracce meglio riuscite dell’album, con i suoi cambi di scenario, i cori che si accavallano e il mantra finale “Prova a prendermi. Non mi troverai. Io ti cercherò”.  “Sei rintocchi di campane” è più scarna, Di Martino, svestito dei panni cantautoriali, tende le corde del basso, mentre Cammarata tira fuori riff distorti che poi vengono diluiti su un tappeto di synth per un brano di grande tensione emotiva. A volte i tre si lasciano trascinare dall’electropop più accattivante come nell’appiccicoso refrain di “Tornerà la polvere”, o dalla deriva elettronica sperimentale su cui galleggiano i pochi versi di “Forse no”.
La martellante “Sui tramonti di Seth” viaggia sulla barca del dio del caos, del deserto e delle tempeste in uno dei brani più interessanti e camaleontici, ribollente di idee e perfettamente messo a fuoco. Peccato che la stessa cosa non si possa dire delle conclusiva e pasticciata “Sulle rive dell’Est”, traccia che risulta confusionaria nonostante l’innesto ai cori di Veronica Lucchesi. Sembra che nei conclusivi cinque minuti il gruppo abbia voluto mettere insieme tutto il suo armamentario sonoro per terminare il viaggio in maniera memorabile. Ma mescolare troppi ingredienti non è sinonimo di un piatto riuscito, anche se la conclusione non va a inficiare il risultato complessivo, che è molto buono, a scanso di equivoci.

Il basso di Di Martino è preciso e risulta essere l’ossatura portante su cui la chitarra di Cammarata sa intervenire in maniera chirurgica, mentre i synth vengono usati in maniera sapiente e molto equilibrata. La psichedelia intesa come viaggio è evocativa, la tensione emotiva viene incanalata spesso e volentieri sui binari giusti dalla voce di Sicurella, le liriche sono volutamente visionarie, frutto dei mesi di volontario eremitaggio della band.
La curiosità, la voglia di andar fuori da certi circuiti prestampati da altri, di staccarsi volutamente dai riferimenti sociali e musicali del presente ha prodotto un album estremamente interessante e ribollente di idee che i tre riescono spesso a veicolare in maniera convincente e vivace, proponendosi come fulcro della vivace scena palermitana.

09/12/2016

Tracklist

  1. Madre Blu
  2. In Cielo Come Gli Angeli
  3. Un Po' Di Te
  4. Poco Prima Di Andare
  5. Sei Rintocchi Di Campane
  6. Tornerà La Polvere
  7. Forse No
  8. Sui Tramonti Di Seth
  9. Sulle Rive Dell'Est

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