A due anni di distanza dall’apprezzatissimo omonimo debutto, tornano i Rev Rev Rev, quartetto modenese votato a un alternative-rock fortemente influenzato dalla scena nu-shoegaze.
Fra i fumi psichedelici dei Velvet Underground (“Nightwine”) e certi bagliori figli dei migliori My Bloody Valentine (“Travelling Westbound” è un piacevolissimo plagio), si staglia un’estetica decisamente radicale.
Dentro “Je est un autre” riecheggiano le guerre soniche degli A Place To Bury Strangers, in “Caffè” la voce rimane volutamente tenuta in secondo piano, soffocata da insormontabili muri di chitarre.
Nella seconda parte del disco, l’aggressività si mantiene su livelli costantemente elevati (“A Ring Without An End”), anzi, a tratti diviene ancor più minacciosa (“Blame”, con le linee vocali sempre confuse ad arte), trovando l’unico momento di calma fra le pieghe dream-pop della conclusiva “Aloft”.
In un turbinio di delay, riverberi e flanger, con gli amplificatori sempre sparati al massimo e le chitarre sovente in feedback, i Rev Rev Rev si confermano come uno dei migliori prodotti musicali da esportazione partoriti negli ultimi anni dalla nostra penisola.
Non a caso, iniziano a giungere attenzioni di un certo rilievo anche sulla stampa estera: un motivo di orgoglio per quattro ragazzi di provincia che portano avanti un discorso genuinamente (e rigorosamente) sonico, senza alcun timore REVerenziale.
(18/04/2016)