Più che un cantautore Andrew Combs è un cantastorie, un musicista innamorato della letteratura gotica, un abile narratore della moderna America on the road, dotato di uno stile che ricorda Guy Clark, Townes Van Zandt, Mickey Newbury e Kris Kristofferson. Il terzo album "Canyons Of My Mind" non solo amplia i canoni letterari del musicista, ma si presenta anche musicalmente come il suo progetto più completo e articolato.
La scrittura è sempre più attenta al dettaglio, mentre lo stile si è arricchito di leggere tentazioni urban-folk alla Paul Simon, radicandosi nel passato alla maniera dei Waterboys di "Fisherman's Blues". Con una lista cosi ricca di citazioni, il dubbio legittimo dell'ascoltatore è quello di trovarsi di fronte all'ennesima operazione nostalgia. Al contrario, il nuovo album di Andrew Combs è un disco maturo e personale. Le canzoni ostentano sicurezza e profondità, e anche le orchestrazioni sono calibrate e ricche di classe, al punto da non smorzare la delicata poesia di canzoni come "Laurelee", anzi pronte a rendere più intenso il profumo roots dei refrain country-blues dell'eccellente "Better Way".
Non c'è un attimo d'incertezza o d'imbarazzo stilistico nel nuovo album di Andrew Combs: le canzoni hanno il piglio sicuro di un autore di razza, capace di confrontarsi con la tradizione più nobile della musica americana.
"Canyons Of My Mind" scorre audace e misterioso tra ballate malinconiche alla Don Mc Lean ("Hazel"), angosciosi rock-blues alla Kurt Cobain ("Blood Hunter"), curiose ibridazioni tra jazz e country-western ("Sleepwalker") e travolgenti up-tempo baciati dal soul ("Heart Of Wonder"). Il terzo album del musicista americano è un frutto agrodolce, uno scrigno ricco di delicate ballate senza tempo ("Dirty Rain") e accorate e nostalgiche folk song ("Rose Colored Blues", "What It Means To You"). Un progetto che ridona vigore a uno spaccato sonoro senza farsi imprigionare da quella retorica che ha spesso alimentato il revival del cantautorato country-rock.
Con "Canyons Of My Mind" Andrew Combs ritorna sui passi di autori come Jackson Browne e Danny O' Keefe, affidando all'intensità della scrittura tutta quella potenza espressiva che altri cercano di catturare alzando i toni e i volumi, rigenerando così con eleganza una lunga tradizione di cantori dell'anima.
27/04/2017