A quattro anni di distanza da “Me You You Me”, il nome di Daniel Carlson ricompare come per magia. Assente dalle pagine di Rym e segnalato solo per l’opera prima (Aviary Jackson 2010) su Discogs, il ragazzo di Chicago rappresenta un curioso e atipico caso di cult-musician privo però di un vero e proprio fan club.
Nonostante la sua carriera resti ancora avvolta dall’oblio e dall’indifferenza, il musicista americano non rinuncia all’amorevole pop psichedelico anni 60, tanto devoto ai Beatles quanto ai Beach Boys, anzi incrementa il vintage mood introducendo lievi inflessioni lisergiche.
In un primo momento Daniel Carlson aveva scelto di avvalersi per “Not A Drawing” degli stessi musicisti responsabili delle vesti più pop del precedente album. Stupito dall’energia dei demo, ha deciso di lasciar ondeggiare le ricche melodie in un oceano di suoni estatici registrati in solitudine nella sua casa di Manhattan.
Sono solo otto canzoni, otto piccoli concentrati di armonia stratificati su sonorità ricavate da vecchie tastiere, un piano acustico Yamaha, chitarre Fender sia acustiche che elettriche, una batteria tirata fuori da una vecchia cantina (una Ludwig per l’esattezza), un piano elettrico Wurlitzer, un synth Korg, un Moog e il mitico Gizmo inventato da Godley & Creme (un dispositivo che modificava il suono delle chitarre in quello di un violoncello).
Copertina e titolo sono opera di Nayland Blake, artista americano di mixed media le cui dissacranti opere sono incentrate sulla complessa natura dell’attrazione sessuale e sull’intolleranza e il pregiudizio per il diverso e lo straniero.
I ringraziamenti a Sean O’Hagan rafforzano le similitudini con i primi High Llamas, anche se in verità tutto l’album “Not A Drawing” è un piacevole meltin pot di citazioni, sorretto da una scrittura decisa e ricca di intuizioni. “Just Like Nothing” amalgama con classe il lirismo di Paul McCartney con il tocco cantautorale di Ben Folds, “All On Display” si adagia su sonorità alla Air/Pink Floyd, “I See You There” e "Problems" flirtano con le suggestioni più morbide dei Beach Boys, mentre “Faster, Faster Safer” si addentra nei meandri del chamber-pop con la stessa arguzia di Jeff Lynne.
“Not A Drawing” è un album delizioso, estremamente curato, stilisticamente coerente e mai ruffiano. Ora quello che serve a Daniel Carlson sono un briciolo di visibilità e un fan club.
27/02/2018