Antonio Dimartino e Fabrizio Cammarata hanno costruito negli anni un percorso musicale di grande qualità: entrambi siciliani, oggi sublimano radici e visioni comuni in un progetto artistico concretizzato in un disco e in un romanzo biografico.
“Un mondo raro” nasce da un viaggio compiuto da Palermo a Città del Messico, alla scoperta dell’universo di Chavela Vargas, un’istituzione della musica messicana, scomparsa nel 2012 a 93 anni, popolarissima nei paesi di lingua spagnola negli anni 60 e 70, amante di Frida Kahlo e Ava Gardner, ritiratasi dalle scene nel 1979 a causa dei problemi con l’alcol, e ricomparsa negli anni 90 grazie a Pedro Almodovar, che scelse sue vecchie canzoni per alcuni film.
Dieci brani intensi, spogli, malinconici, a tratti strazianti (“Le cose semplici”), pregni di quella tradizione ranchera che narra di storie romantiche e cuori infranti, tradotti in italiano ed eseguiti da Dimartino e Cammarata con l’ausilio delle chitarre di Juan Carlos Allende e Miguel Peña, fidati accompagnatori della Vargas.
Il progetto comprende anche un romanzo, “Vita e incanto di Chavela Vargas”, edito da La Nave di Teseo, oltre duecento pagine che vogliono essere il resoconto documentato della vita della cantante, che, tornata in auge, a 81 anni fu chiamata a partecipare al film “Frida”, le fu affidata una parte in “Babel” di Alejandro Gonzalez Inarritu e riempì di nuovo i teatri, dopo aver percorso la propria terra (anche se in realtà era originaria della Costa Rica) trent’anni prima con un poncho rosso sulle spalle, un sigaro in bocca e una pistola nella fondina.
“Un mondo raro” porta finalmente alla ribalta italiana le canzoni di quest’artista rimasta pressoché sconosciuta dalle nostre parti, materiale prezioso che soltanto due cantautori con una sensibilità tanto spiccata potevano rendere in maniera tanto fedele ed emozionante.
Chiaroscuri notturni d’altri tempi, da ascoltare in silenzio, nei quali Sicilia e Messico si fondono magicamente, un folk sofferto retto da voci, note pizzicate, un pianoforte, trombe mariachi, violini e qualche percussione, a metà strada fra “Buena Vista Social Club” e “Lagrimas Negras”.
01/02/2017