Ivories

Light Years

2017 (Minimal Frenzy, Swiss Dark Nights)
alt-rock, darkwave

"It’s fun to be here/ and sing to the future/ our past is here on sale/ we sing to the future". Se, come ci insegnavano a scuola, in ogni prodotto della creazione umana, che sia un libro, un film, o un disco, c’è una frase, un’inquadratura, o un fraseggio musicale in grado di sintetizzarla perfettamente, queste parole sarebbero sufficienti a spiegare al lettore curioso chi sono i milanesi Ivories e che cos'è, in particolar modo, il loro nuovo album, dal titolo "Light Years", uscito di recente per la Minimal Frenzy e con la collaborazione della svizzera Swiss Dark Nights.

La “Jeunesse” rappresenta ormai un passato sepolto dal tempo, e con esso i “dark years”, quindi perché rimanere ancorati forzatamente a un’epoca a sua volta legata a un contesto (sub)culturale fortemente mutato nella musica e nei costumi? Con coraggio e con l’entusiasmo di chi ha voglia di divertire e di far divertire, Patrizia Tranchina, Danilo Carnevale e il nuovo arrivato Lele Bassi cantano e suonano la loro nuova musica alle generazioni future, lasciando ai giovanissimi l’emulazione diretta dei maestri del genere new wave, coscienti del fatto che “It’s time we start to make it […] to braze cities down to basement [...] deleted by the Big Wave”. Così come la Grande Onda spazzò via il passato, ora è giunta l’ora di realizzare qualcosa di nuovo.

"Light Years" è un disco distante anni luce dai primissimi brani dei Jeunesse D’Ivoire, pubblicati negli anni della “Milano da bere”, da quell’urgenza espressiva e in un certo senso rivoluzionaria, e in questo distacco pacifico, in questa separazione non violenta da quello che fu la new wave, risiede la maturazione dei tre Ivories. Intendiamoci, il suono tipico di Carnevale e Tranchina è sempre lì, su questi solchi così come in quelli delle loro produzioni passate, perché la sostanza, se ci si fa un po’ di attenzione, non muta al variare di soluzioni melodiche e ritmiche.
Quello spleen, di cui ora è rimasta solo la malinconia, si ritrova nella opener "Dresden" e nel suo imponente giro melodico, che funge da ponte tra strofe e ritornello: un brano perfetto nella sua semplicità. Gli Ivories guardano Dresda con un occhio rivolto al passato e l’altro al futuro. “What we can remember/ is most easily forgotten”. Il basso, messo in evidenza da una produzione cristallina, è determinante.

L’altra faccia dei nuovi Ivories la si trova in "Swanblack", un brano che enfatizza la componente più melodica del trio, elemento comunque mai assente anche nei loro primi vagiti musicali. Qui la costruzione si fa leggermente più complessa, e rispetto al brano che la precede, pone maggiore enfasi sulle apprezzabili capacità vocali della cantante. Ancora più melodica è "To A Sparkle", dalla forma più prettamente rock, che si contrappone a un brano veloce e spedito come "Micro-Shocks", in cui riffing alt-rock e new wave sono in perfetto equilibrio.

In conclusione, cosa aspettarsi da "Light Years"? Un lavoro onesto di una band che, senza forzatura alcuna e con molto entusiasmo, è tornata sulla scena musicale con un album dall’impronta fortemente alt-rock, venata di influssi, giri melodici, atmosfere e suoni new wave. Un disco diverso di una band diversa, che si distacca parzialmente dall’Ep realizzato due anni fa, "In Between", quest’ultimo più ancorato al passato. Qualcuno lo ha definito un lavoro interlocutorio. Noi lo definiamo un nuovo inizio.

10/03/2017

Tracklist

  1. Dresden     
  2. Swanblack     
  3. From Voids     
  4. Shiver Into Existence     
  5. A Milion Things Are Hung To The Sky     
  6. To A Sparkle     
  7. Clock Backwards
  8. As A Siren     
  9. Microshocks     
  10. Novemberine

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