Attraverso le apparentemente innocue elaborazioni musicali in chiave acustica-elettronica del suo quarto album "Ears", Kaitlyn Aurelia Smith ha riproposto all'attenzione del pubblico il termine new age, iniettando di linfa vitale un genere musicale che è stato accantonato con troppa fretta, a causa di quelle derive mainstream che l'hanno ridimensionato a sottofondo per documentari e spot pubblicitari.
Non a caso, la giovane trentunenne californiana ha incrociato il proprio percorso con quello di Suzanne Ciani ("FRKWYS Vol 13: Sunergy"), una veterana del genere che ha conservato un alto profilo all'interno di una scena musicale in preda alla totale speculazione produttiva.
Il nuovo album della musicista, "The Kid", è un progetto ambizioso, un ulteriore passo avanti in quella semplificazione pop che sembra essere per l'autrice l'unica chiave di volta per poter rendere fruibile le raffinate sequenze di eufonie e dissonanze.
Kaitlyn Aurelia Smith si contorna di vecchi sintetizzatori (buchla, synthi, fairlight, oberheim, jupiter), affidando al quartetto tedesco dei Stargaze il tessuto orchestrale a base di flauto, tromba, fagotto e violoncello.
Il risultato è uno stimolante ibrido tra il minimalismo di Philip Glass, il tono descrittivo di Jon Hassell e il pop etnico in chiave elettronica, mentre le composizioni sono delle elaborate mini-sinfonie elettroniche dal delicato tono vintage, che tradiscono delle strane assonanze con la musica degli Animal Collective.
"The Kid" è fondamentalmente un concept-album sui quattro stadi del ciclo della vita, un'idea che l'autrice sviluppa tenendo ben salde le accezioni naturalistiche del rapporto tra l'uomo e gli elementi dell'ambiente (acqua, vento, alberi, animali ecc.). La musica diventa un piccolo ecosistema lirico, dove la presenza dell'elettronica non intacca la visionaria sintesi di tecnologia e natura concepita da Smith al fine di rappresentare la connessione ancestrale dell'umanità con il creato.
L'elemento umano è a volte più tangibile, come nella festa di ritmi e voci filtrate di "A Kid", o nella caleidoscopica "To Follow & Lead"; anche quando le atmosfere virano verso toni più solitari e malinconici, Kaitlyn non indulge in digressioni cerebrali, lasciando fluire synth e voci alla maniera di Suzanne Ciani ("Until I Remember") o Laraaji ("I Am A Thought", "In The World").
La musica è comunque sempre funzionale alla narrativa di base: il battito vitale di "An Intention" sottolinea la magia della vita che nasce, il tono più discorsivo di "In The World But Not Of The World" concentra l'attenzione sulla fase della conoscenza e della crescita, mentre le colte e maestose note di "I Am Curios, I Care" e "Who I Am & Why I Am Where I Am" tratteggiano con giusta enfasi la più nobile fase della maturità.
Non è un caso che le due composizioni finali siano anche le più accorate e malinconiche - il delicato oscillare dei synth in "I Will Make Room For You" ha tutta la gentilezza necessaria per accompagnare il ciclo della vita verso la sua naturale conclusione, uno stadio finale che l'autrice affida all'eccellente "To Feel Your Best", quest'ultimo un delicato mantra ritmico e lirico che condensa tutte le qualità della musica della giovane americana.
Con "The Kid", Kaitlyn Aurelia Smith tiene saldo lo scettro di nuova regina dell'elettronica vintage, concedendosi alla lussuria e alle tentazioni della musica pop. Quanto questo possa però scalfire in futuro la pregevole architettura narrativa delle sue creazioni non è dato saperlo; nel frattempo non resta altro che lasciarsi trastullare da questo nuovo, scintillante e appariscente, capitolo discografico.
24/10/2017