"Preferisco morire di passione che di noia" (Vincent Van Gogh). Chissà quante volte Natalia Doco avrà meditato su questa frase, prima di affrontare scelte in parte dolorose e traumatiche, come abbandonare la sua terra natia dopo la non felice esperienza con il talent show argentino Operacion Triunfo, o vivere per sei anni in Messico in cerca di un'identità artistica che coronasse le sue ambizioni. La svolta per la musicista di Buenos Aires è poi arrivata nel 2013, quando è stata accolta dal pubblico francese, che le ha tributato quel successo a lungo sperato, trascinando in classifica il suo esordio "Mucho Chino".
Parigi è ora la sua casa, lì Natalia Doco ha trovato nel musicista Fréro Delavega un compagno e un padre per i propri figli (l'annuncio della futura maternità è di questi giorni), ma ha trovato anche una schiera di musicisti e produttori pronti a sostenerne la crescita artistica. Dopo Jacques Ehrhart (Henri Salvador, Camille, Alain Chamfort) tocca ora a Axel Krygier (polistrumentista e produttore argentino che è una vera e propria icona della scena underground locale) adornare di raffinati esotismi le creazioni della cantante.
Per Natalia Doco "El Buen Gualicho" è un vero e proprio esordio, ben diverso dal compromesso linguistico e stilistico di "Mucho Chino", un progetto registrato in fretta e furia tra versioni esangui di brani famosi ("And I Love Her") e una serie imbarazzante di luoghi comuni, che alla fine lo assimilavano a un potenziale album da villaggio turistico.
Tutta un'altra storia per questo atto d'indipendenza creativa e produttiva, che oltre a inaugurare l'etichetta personale dell'artista (Casa Del Arbol) offre anche una stimolante contaminazione tra la musica argentina e suggestioni parigine leggermente retrò.
È una festa di suoni e colori, quella che vi attende nel lungo viaggio sonoro di queste quattordici canzoni, tra alchimie strumentali che reinventano la tradizione creola con leggiadria ("Respira") e sperimentazione ("Al Que Madruga"), nonché interessanti omaggi alla Francia dei boulevard parigini ("Barquito") e della Nouvelle Vague ("Le Temps Qu' il Faudra").
Con coraggio e azzardo, Natalia Doco si lascia trascinare dalle funamboliche soluzioni sonore di Axel Krygier mettendo in scena l'incantesimo evocato nel titolo dell'album (gualicho).
L'introspettivo chamber-pop di "Il Ne Maime Pas", la curiosa miscela di fiati e voci campionate di "Lejos La Espina", il breve brano per sole voci ("SOS") e l'oscura e criptica ballata quasi tribale che chiude l'album ("La Ultima Canción") aprono le porte a soluzioni inedite per la tradizione musicale argentina.
Ironia e follia si insinuano a suon di valzer e swing ("Le Jeu"), tra festose ballate in stile mariachi ("Remolino") e originali creazioni in stile lounge-music ("Mademoiselle"), senza però mai rinunciare a un po' di sensualità ("Jardin") ed esotismo ("El Buen Gualicho", "Niño Ausencia").
Affascinante, energico e a tratti piacevolmente insolente, il nuovo album di Natalia Doco è un curioso e piacevole crossover culturale, un disco che affascinerà tutti coloro che nella musica cercano un po' di passione e autenticità. Da queste parti quello che manca, per fortuna, è la noia.
18/10/2017