Fiorentini, il trio dei Perfect Cluster - Riccardo Chiarucci (voce ed elettronica), Luca Cecchi (chitarre) e Ian De Preda (tastiere, batteria) - debutta con "Noise Pleasure" (2012), con cui sfoderano i primi acuti nella vena di un industrial paranoide alla Nine Inch Nails: "Crushed", "John Wayne", "Reach You", "Right Or Wrong".
Tutto armature cibertroniche marcianti, il secondo "Flow" vanta anzitutto una "Get It Loud" persa in un ginepraio di cambi di tempo e ustionata dal canto languido e luciferino alla Guns 'n' Roses, e poi le varie "Fader", "Speed" e "Mind Control", improntate invece allo xilofono elettronico di Da Preda. "Slide Out" e l'ancor più epica "After The Suicide" sono due delle loro progressioni tragiche più riuscite, sottilmente equatoriali e non solo banalmente pestate, e persino ancor più effetto l'ottengono le grand-ballad percorse da tastiere dissonanti ("Slightly", "Subway").
C'è una scoordinazione, un'indecisione di fondo tra tentazione di ritornello cantabile e psicodramma a due (buona seconda voce perfettamente new wave di Irene Pareti): quando capita sul canto, il disco spesso disarma i detonatori. Ma non capita tutti i giorni d'imbattersi in una band che metta in piega le canzoni in una maniera così poderosa, drammaturgica, ampia e solenne, che diffonda quella sensazione d'interminabilità che fu di Jim Steinman. È una prassi sovrumana che, difatti, nella seconda metà d'opera prevede qualche ameno riempitivo (un paio d'interludi un po' triviali, un'incompiuta "Maggiolino").
05/10/2017