Ben Caplan

Old Stock

2018 (Rhyme And Reason)
folk, blues, klezmer

Progetto multimediale che comprende uno spettacolo teatrale, un disco, e una serie di concerti/spettacolo, “Old Stock” è il terzo album di Ben Caplan: artista canadese qui alle prese con una serie di canzoni scritte per la commedia della drammaturga Hannah Moscovitch, che racconta l’odissea di due profughi ebrei.
Mentre la performance teatrale, dopo una prima serie di rappresentazioni in Canada e Stati Uniti, arriva sui palcoscenici inglesi, la Rhyme and Reason pubblica la trasposizione musicale: un progetto dal pregevole equilibrio sentimentale e narrativo, reso ancor più interessante e originale dallo stile istrionico e fantasioso del cantautore.

La storia è quella, vera, di Chaim e Chayah: due romeni che nell’anno 1908 fuggono dalla Romania trovando rifugio in Canada, dove iniziano una nuova vita. Attuale e alquanto spinoso, il tema della sofferenza e del dolore di donne, uomini e bambini, costretti ad abbandonare la loro terra, non è comunque l’unico spunto d’interesse di “Old Stock”. Ben Caplan è un musicista dotato di un tocco poetico, eppur impertinente, amaro e gioioso nello stesso tempo, il suo stile è un atipico folk vaudeville, accordato su atmosfere da cabaret e musica klezmer.

Come un moderno drammaturgo, alla maniera di Tom Waits, l’autore fonde elementi dark e farseschi, consolidando il fascino di “Old Stock” con l’allegoria e la profondità dei testi e delle musiche. Fisarmonica e clarinetto scandiscono già dalle prime note di “Traveller’s Curse” il tono struggente e graffiante della musica di Caplan, mentre la voce, a metà strada tra Tom Jones e Tom Waits, sottolinea con giusta enfasi e teatralità gli stati emotivi dell’album.
I due estremi musicali entro i quali si muovono le tredici composizioni sono rimarcati dalla profondità umorale della struggente ballata “You’ve Arrived” e dall’esilarante filastrocca di “Minimum Intervals”: quest’ultimo, un brano sulle regole per fare sesso all’interno di una relazione coniugale, che pian piano si trasforma in un frenetico scioglilingua che sfocia nell’apoteosi-orgasmo finale. 

Lo stile è a volte sobrio, malinconico, immerso in sonorità d’organo grevi (“Intermezzo 1”, “Intermezzo 2”), spesso commovente e appassionato (“Fledgling”), anche allegro e contagioso (“Happy People”), ma mai ordinario.
Il riferimento a Waits non è originato solo da alcune similitudini vocali, ma anche da molte suggestioni musicali: difficile non pensare ad album come “Closing Time”, mentre scorrono le note della tenera “Lullaby”, o a certe pagine di “Swordfishtrombones” per la grottesca “Window Bride”. Ma al di la dei richiami, “Old Stock” è senza alcun dubbio frutto di una consapevolezza artistica pregevole.

Un’ultima segnalazione spetta ai musicisti, abili performer sempre pronti ad assecondare le trascinanti ed evocative evoluzioni delle composizioni del musicista di Halifax. Ben Caplan è un artista dallo stile inconsueto, che merita di essere finalmente scoperto e apprezzato da un pubblico più vasto.

30/08/2018

Tracklist

  1. Traveller’s Curse
  2. You’ve Arrived
  3. Intermezzo 1
  4. Truth Doesn’t Live In A Book
  5. Od Yishama
  6. The Happy People
  7. Minimum Intervals
  8. Widow Bride
  9. Intermezzo 2
  10. Plough The Shit
  11. Lullaby
  12. Fledgling
  13. What Love Can Heartbreak Allow?


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