Bonnacons Of Doom

Bonnacons Of Doom

2018 (Rocket)
psych-rock

Non c’è niente da fare: per tutto quello che riguarda la psichedelia più rituale e ossessiva, la Rocket ha un fiuto che non ha eguali. E così dopo l’esordio bomba del super-gruppo MIEN e la nuova, affilata prova dei nostrani Mamuthones, ecco l’etichetta di stanza a Bristol sganciare la sua terza mina targata 2018.

Non si sa bene chi i Bonnacons Of Doom siano. Le informazioni che si trovano a riguardo sono poche e misteriose: gravitano intorno a Liverpool, se ne vanno in giro indossando maschere che sembrano bottoni di metallo – come quello raffigurato sulla copertina di questo loro primo full length - o dei sai che ricordano i Sunn O))), il loro leader si fa chiamare Rob e pare che ne facciano parte membri di Mugstar, Forest Swords e Jarvis Cocker’s band. Quello che è certo è che i Bonnacons Of Doom si sono ritagliati l’attenzione di tutti gli abituali del circuito psych grazie a esibizioni live intense e stranianti, e a un interessante split-single rilasciato insieme ai più celebri compagni di etichetta Goat.

Le cinque lunghe suite che formano “Bonnacons Of Doom” – si va da un minimo di sei a un massimo di dieci minuti - sono molto diverse tra loro, ma trovano il loro trait d'union in una forte propensione alla circolarità. Anziché evolversi e svilupparsi orizzontalmente, i brani dei BOD si avvitano su se stessi mediante ripetitive linee di basso che canalizzano intense energie mistiche ed elettriche. Guidati da strilli da vestali in trance mistica, “Solus” e “Argenta” sono due veri e propri rituali orgiastici – viene qui spesso in mente il progetto SEXWITCH – e trovano il loro zenith in minacciose esplosioni chitarristiche; in “Solus” sotto forma di contundente attacco noise e in “Argenta” sotto le spoglie di un minaccioso riff sludge.
Posto come a spaccare idealmente il disco in due, “Industria” è un interessante esperimento ambient. La ritmica viene messa temporaneamente in pausa e gli effetti di chitarra simulano lo stordente isolamento vissuto dagli operai delle fabbriche; più che il fracasso dei macchinari metallici, il ronzante eco che i lavoratori, esausti, si portano a casa ogni giorno. “Rhizome” riporta i volumi a livelli stordenti inscenando una tempesta elettrica, mentre la conclusiva “Plantae” combina la ieraticità dei primi brani a un’insistente tessitura di chitarre blues.

Probabilmente la dimensione più congeniale a un progetto come i Bonnacons Of Doom rimane quella live, tant’è che la sensazione più forte al termine dell’ascolto del loro debut è la voglia di prendere parte in prima persona a queste celebrazioni psych, ma il lavoro fatto con queste cinque tracce è egregio e candida il disco a finire molto in alto a numerose classifiche psichedeliche dell’anno in corso.

04/06/2018

Tracklist

  1. Solus
  2. Argenta
  3. Industria
  4. Rhizome
  5. Plantae


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