La prima apparizione targata Legend Of The Seagullmen, mediante i singoli “The Deep Sea Diver” e “Ships Wreck” del 2014, sembrò un fugace divertissement destinato a non avere seguito. Perché chi ce li vedeva musi duri della scena metal come Brent Hinds (deus ex machina dei Mastodon) e Danny Carey (motore ritmico dei Tool) assecondare le fantasie su divinità metà uomo e metà gabbiano del misterioso vocalist David "The Doctor" Dreyer – mente fanciullesca di questo progetto a cui lavora, tra musica e film, dal 2010 – per più di un paio di pezzi? E invece, quattro anni dopo, ecco qua un Lp eponimo e pacchi di merchandising degni di una grande produzione – se non si disdegna un po’ di sano kitsch, l’anello a forma di testa di gabbiano non è male - pronti a distruggere ogni certezza. Ad accompagnare i succitati tre ci sono Pete Griffin dei Dethklok e gli animatori Jimmy Hayward e Chris Digiovanni.
Cantata con un fare guascone proprio soltanto di certo epic metal, l’opening track “We Are The Seagullmen” è il portale per un mondo strampalato fatto di mitologia marinaresca, creature fantastiche, pirati non troppo eroici e chi più ne ha più ne metta. Cazzute e violente come chi le interpreta, “The Fogger” e “The Orca” sono cavalcate power metal tirate e dirette che svelano inequivocabile il retaggio di Carey e Hinds. Più evolutive e varie nella proposta dei suoni, “Curse Of The Red Tide” e “Rise Of The Giant” mostrano chiare intenzioni progressive, che manco a farlo apposta ne fanno gli episodi più interessanti del disco.
La chiusura affidata alla vecchia “Ballad Of The Deep Sea Diver” è invece il momento più cinematografico; viene qui chiamato in causa l’ovvio Morricone, ma i fiati incalzanti della seconda metà del brano tradiscono divertiti riferimenti alla colonna sonora di Klaus Badelt per “Pirates Of The Caribbean”.
“The Legend Of The Seagullmen” non è certamente un disco da consumare o uno di quelli che finiranno nelle classifiche di fine anno - men che meno tra quelle dei metallari - ma è un ascolto divertente che ha il grande pregio, spesso latitante anche tra le produzioni metal meno credibili, di non prendersi troppo sul serio.
27/02/2018