Madame Curie

Madame Curie

2018 (Autoproduzione)
dream-pop

Non tragga in inganno il nome della band, perchè questo nuovo progetto discografico che arriva dalla Sardegna ha poco a che fare con l'elettronica glaciale dei Kraftwerk e con altri rimandi allo space-rock anni 70. Qui, piuttosto, si va in direzione di un dream-pop tendente allo shoegaze, dove la lezione di band seminali come Cocteau Twins e Chameleons - e mettiamoci pure i Dream Academy - nonché l'ombra lunga della mitica 4AD è ben evidente nelle otto tracce che compongono il disco d'esordio dei Madame Curie.

E se il punto di riferimento sono appunto i CocteauTwins di primi anni 90, quelli di di "Heaven Or Las Vegas" per intenderci, con liriche classiche in lingua inglese e senza i gorgheggi/vocalizi astratti degli album precedenti, dal punto di vista musicale la band cagliaritana ci offre una miscela ben assortita di melodie eteree, accordi, dissonanze, echi, riverberi e loop, su cui la vocalist Lorena Carta, autrice dei testi, può fluttuare in totale libertà, in perfetto dream-pop style. Una voce cristallina, densa di pathos e di emozioni, che si rifà deliberatamente alle linee vocali che hanno reso celebre Liz Frazer, senza mai dimenticare la lezione di figure femminili estremamente comunicative e parecchio influencer negli anni 80, da Siouxie passando per Lisa Gerrard, Kate Bush, Toni Halliday e Alison Shaw dei Cranes.

Il progetto nasce e prende forma in una regione dove, con rock ed altri generi "classici" a farla da padrone, c'è poco spazio per esperienze musicali alternative (giusto una manciata di artisti tra cui Udde che spazia in ambito electro-wave e synth-pop, Uncodified aka Corrado Altieri che regna sovrano nell'industrial, e i più lisergici Dorian Gray di Davide Catinari). Lo scopo, perfettamente riuscito, è far confluire nell'album le pregresse esperienze musicali dei protagonisti, anche le più disparate. Ci si muove costantemente tra atmosfere di derivazione jazz, electro, echi wave e pop per arrivare a nuove sfumature stilistiche.
I 2.41 minuti di "Flight" che aprono le danze racchiudono perfettamente mood e atmosfere del disco, offrendo un quadro perfetto, come un fermo immagine cristallizato: una musica sognante ed eterea, morbida, senza paletti o mode seguite per interesse. Piuttosto, un grande e oscuro lavoro di ricerca sui suoni e sulle ritmiche. In assenza di un batterista, infatti, i Madame Curie hanno optato per loop di vario genere, groove e campionamenti a bassa risoluzione, senza rifugiarsi nella più comoda e sicura drum machine. In alcuni brani, per esempio "Slade" e "Slow Lace", la ritmica rimanda al trip-hop, con arrangiamenti quasi cinematografici, frutto della passione e del background del tastierista Fabio Desogus, già noto per il suo progetto Old Sparky e fedele adepto della sperimentazione in salsa Recoil dell'ex-Depeche Mode Alan Wilder. Il risultato è un suono fresco e gradevole, a metà tra atmosfere retrò e arrangiamenti moderni, sempre in blico tra pop e sperimentazione.

L'album, autoprodotto per evitare lacci e lacciuoli da parte di qualsiasi label, e registrato nell'home studio della band, ha tutte le carte in regola per proporsi come punto di riferimento nel panorama piuttosto effervescente del dream-pop italico. Mezzo voto in più per la sleeve, splendida, del fotografo e designer Riccardo Melosu.

18/04/2018

Tracklist

  1. Flight
  2. Slow Lace
  3. Sad
  4. Black Orchid
  5. Omen
  6. Closure
  7. Every Hug
  8. References


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