Nei tardi anni 90 si è realizzata una rivoluzione musicale silente, morbida: Hood, Bark Psychosis, Dakota Suite, Piano Magic, Matt Elliott, misero a ferro e fuoco la scena post-rock, mentre intorno si assisteva a un fermento creativo che necessitava di uno scenario stilistico più ampio e variegato. Si è così sviluppata una scuola/non-scuola, che accordando il folk rurale all'elettronica ha modificato il concetto di neo-folk, introducendo elementi di riflessione e di disagio più tipici dell’era industriale.
Membro fondatore dei Hood, Richard Adams creò un delizioso spin-off del progetto madre, facendo germogliare sonorità bucoliche e alterazioni analogiche dal tono discreto, intimo, che confluirono non solo nella produzione a nome The Declining Winter ma anche nella collaborazione con Joel Hanson e il trio chamber–folk Memory Drawings.
A tre anni di distanza da “Home For Lost Souls”, un periodo riempito da un dodici pollici e da un’insolita antologia di inediti “Hurled To The Curb”, il musicista inglese rimette in moto la macchina dei The Declining Winter.
“Belmont Slope” asseconda quella sensibilità pop che faceva capolino nel precedente album (“Break The Elder”), mettendo a dura prova le qualità vocali di Adams, il quale ostenta una sicurezza espressiva inedita (“Near Garden”) che fa fluire con classe sia le pagine più tenui (la title track), che quelle contaminate dall’elettronica e più inclini a evocare l’esperienza con gli Hood (“Still Harbour Hope”).
L’arte del musicista di Leeds è da sempre racchiusa in quell’abilità nel tratteggiare le umide e ovattate atmosfere del nord d’Inghilterra, attraverso melodie che non trovano mai un raccordo lineare (“Later And Later Indeed”), o indugiano su sonorità malinconiche ("I Will Never Lose Your Heart"), a tratti cristalline come il ghiaccio su un vetro opaco (“My Divided World”, “Wincing Quietly”), ma è solo una rappresentazione allegorica di un mondo interiore che fino ad ora non era stato mai raccontato con tal chiarezza e perfino con un briciolo di ambizione.
Ambizione che diventa ancora più esplicita nell’inaspettato flusso elettronico quasi techno di “Twilight Rating”, ma anche nella già citata “Still Harbour Hope”: otto minuti abbondanti di chill-out elettro-folk che mettono definitivamente a fuoco, ma senza fiamma o calore, il fascino invernale e crepuscolare dell’album più incisivo e completo finora realizzato da Richard Adams sotto il nome di The Declining Winter.
(26/09/2018)