Thembi Soddell

Love Songs

2018 (Room40)
drone-noise, elettroacustica

Dovessimo fidarci delle apparenze, potremmo scambiare le ultime foto per la stampa di Thembi Soddell per ritratti di una giovane e impertinente songwriter americana, pronta per incendiare il mondo e calcare i palchi di Coachella e del Primavera Sound. Per fortuna la copertina di “Love Songs” e la sua pubblicazione nel catalogo Room40 di Lawrence English la dicono lunga su quanto ci saremmo sbagliati: fitte griglie di testo e forme geometriche soffocate da un’oscurità catramosa, schermo attraverso il quale non può filtrare alcun ideale romantico delle relazioni passionali, cui la sound artist australiana fa da subito un sonoro sberleffo.

Nelle cineree tracce qui raccolte non vi è alcuna concessione a un ascolto contemplativo, richiuse come sono nel più totale e irreversibile pessimismo sonoro: un confinamento espressivo che non deriva da traumi e rancori personali, quanto dagli studi che Soddell conduce da anni presso il Royal Melbourne Institute of Technology, vòlti a esteriorizzare per mezzo della manipolazione elettroacustica le sensazioni descritte da soggetti che soffrono di malattie mentali e disturbi psicologici.

Con questi presupposti, oltre alle bordate di opprimente drone-noise, è possibile inquadrare la presenza di prolungati silenzi artificiali, parentesi di horror vacui che per contrasto potenziano ulteriormente il carico drammatico delle progressive stratificazioni di elementi disturbanti. “Object (im)Permanence” è un rombo sotterraneo dapprima quasi inudibile, faticosamente controllato per lunghi minuti nel corso dei quali va prendendo forma un senso di acuta angoscia e stordente emicrania, effetto che solo una comprovata conoscenza della psicoacustica può produrre in maniera così pregnante.

Folate di vento sintetiche attraversano “Erasure”, turbata soltanto da una breve e improvvisa fitta di rumore senza risonanza. “Who Is To Blame” è invece una sequenza intermittente di sfrigolanti scariche harsh, anche qui regolate perlopiù con le leve del volume. Ma gli episodi più laceranti si avvalgono anche di campionamenti vocali della performer sperimentale Alice Hui-Sheng Chang, rielaborati da Soddell in echi pervasivi che sembrano sgorgare dalle viscere dell’inferno.

Dopo un’ulteriore stasi anecoica, “Epilogue” chiama a sé tutte le energie oscure rimanenti per un finale debordante, che sembra riprendere il climax della prima traccia: un caotico sciamare di elementi sonori simili a enormi insetti che riconferma la natura deviata e imperscrutabile di un’opera decisamente non facile da approcciare, volutamente repulsiva nel tradurre e mettere a nudo fenomeni psichici dei quali, per fortuna, facciamo soltanto esperienza indiretta.

23/04/2018

Tracklist

  1. Object (im)Permanence
  2. Erasure
  3. Repetition Compulsion
  4. Who Is To Blame
  5. Epilogue


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