Twelve Thousand Days è un progetto di Martin Bates (Eyeless In Gaza) e Alan Trench (Orchis, Howling Larsons) ormai giunto al quarto album. “Insect Silence” esce in cd digipack, in edizione limitata a 500 copie, per l’italiana Final Muzik e segna un’importante evoluzione del loro dark-folk dai tratti onirici e avvolgenti. Le tredici tracce che compongono il lavoro mettono in scena un sound di matrice (neo)folk che ricorda un po’ un incrocio tra In Gowan Ring e i Current 93. A un’evidente passione per il folklore irlandese, il duo aggiunge conturbanti venature micro-elettroniche, a tratti psichedeliche, dove prevale sempre un mood plumbeo e melanconico. Il tutto non è molto distante dalle atmosfere evocate dai migliori album dei Sol Invictus.
“Insect Silence” è un lavoro originale e a fuoco, capace di guardare verso diverse latitudini ma mantenendo uno spirito e un timbro emotivo proprio. Ad esempio, “Death Went Fishing” rilegge a suo modo “vgíke o cháros na psarépsei”, un rebetiko del musicista greco Giannis Papaioannou. Non mancano anche incursioni in ambiti vicini ai Dead Can Dance più oscuri. È il caso, ad esempio, di “Night Harmonium” e della lunga suite “Pathless”. Quest’ultima manifesta anche una spiccata sensibilità kraut. Ben tre brani, "Mad As The Mist", “A Coat” e "Arrow" sono basati su testi del poeta e drammaturgo irlandese William Butler Yeats.
Se siete appassionati di sonorità dark psichedeliche, con una predilezione per un certo dark-folk anni Novanta, “Insect Silence” è sicuramente un lavoro da far vostro.
27/09/2018