Warmduscher - Whale City

2018 (Leaf)
new wave
6.5

Il primo nucleo dei Warmduscher è assolutamente estemporaneo, una piccola e improvvisata esibizione in una casa privata in quel di Londra al veglione di capodanno 2014. I “membri” di questa sorta di superbanda di una notte fanno comunque parte di Paranoid London (Craig Louis Higgins Jr, voce) e Fat White Family (Lias Kaci Saoudi, chitarra, Saul Adamczewski, basso, Adam Harmer, batteria). Per quanto scalcagnato, il feeling di quella situazione in qualche modo rimane, i ritrovi e le prove proseguono fino a far stabilizzare una line-up, con Lightnin’ Jack Everett e Quinn Whalley, oltre a Ben Romans-Hopcraft degli Insecure Men a rimpiazzare Saoudi e Harmer.
Il primo disco del quintetto così imbastito, “Khaki Tears” (2015), si rivela come una piccola collezione di prodezze de-evoluzionistiche all’insegna d’una ostentata incompetenza sub-musicale, ma anche forte di una lunga arringa come “Roger’s Gills”: una boccata d’aria per far rimembrare, pur senza pretese, la Londra underground che fu di Clash, Sex Pistols e Damned.

Il seguito, “Whale City”, viene in aiuto al deficit insito finora nel loro repertorio: uno o due pezzi presentabili e riproducibili dal vivo sono in effetti pochi. Imbellettato, il combo può ora lanciarsi in funk scarni con rap e controcanti in falsetto, “Standing On The Corner” e l’eponima “Whale City”, che continuano comunque ad avvalersi di un gran trambusto di sottofondo, quasi reminiscente dell’era Clinton-psichedelica. Li seguono rave-up adrenalinici, a un soffio dai National più abrasivi, “Big Wilma”, una “Straight To The Top” con stridule impennate vocali alla David Thomas, e il momento della tentazione di mollare tutto per tornare all’approssimazione anti-accademica del debutto, “I Got Friends”.

Il combo prova a dirimere un paradosso che sa di garbuglio, a incrociare un presente passatista e un passato modernista. Sembra convincere appena più nel retrò, con “1000 Whispers”, soul che scimmiotta, con i loro mezzi, il vecchio stile, ancor meglio in “The Sweet Smell Of Florida”, con il suo finale in accelerazione animalesca, e in altri due momenti degni dei Fine Young Cannibals. Alla riuscita finale del mix concorre comunque la produzione di Dan Carey, carica e forte pur senza sovraccaricare alcunché, rispettando l’esiguità del suono e rendendolo appena godibile. E c’è almeno un autentico miracolo: l’impacchettamento della loro foga strumentale e vocale, oltre che di strati sonori amorfi, in una perfetta concisione di durate.

14/10/2018

Tracklist

  1. Bright Lights
  2. Standing On The Corner
  3. Big Wilma
  4. 1000 Whispers
  5. The Sweet Smell Of Florida
  6. No Way Out
  7. I Got Friends
  8. Whale City
  9. Straight To The Top
  10. The Beginning
  11. Summertime Tears

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