Jones

Carver's Law

2019 (Meme)
songwriter, alt-folk-pop

A quattro anni di distanza dal predecessore arriva il capitolo numero venti per Trevor Jones (MM20), segno inesorabile del tempo trascorso dal primo album con i Miracle Mile (“Bluer Skies Than This” MM01). Era infatti il 1991 quando il timido e dimenticato esordio della formazione londinese faceva il suo ingresso nell’affollato e variopinto scenario creativo della musica pop d’autore.
Con discrezione, e con il prezioso aiuto di amici e musicisti di indubbio talento, Jones e i suoi Miracle Mile sono entrati pian piano nel cuore di un nugolo di fan sparsi in tutta Europa. L’incontro con Marcus Cliffe ha dato un’ulteriore svolta al progetto, portando la formazione al vertice espressivo di “In Cassidy’s Care” (qualcuno lo ricorderà come disco del mese di OndaRock - anno 2013).
Da allora Jones ha preferito mettere a riposo la band, approfondendo così l’attitudine cantautorale e sacrificando quelle poche velleità pop che avevano donato un minimo di visibilità al progetto (“Slow Fade” 2001).

Ispirato allo scrittore Raymond Carver, il quinto album solista di Jones rappresenta un nuovo punto fermo della lunga discografia. Con Marcus Cliffe al fianco, e con la presenza di musicisti del calibro di B.J. Cole (pedal steel), Gustaf Ljunggren (sax, flauto, clarinetto, etc.) e l’ex-leader degli australiani My Friend The Chocolate Cake, David Bridie (piano), “Carver’s Law” cattura nuovamente quella spiritualità folk-soul che ha sempre contraddistinto le pagine più ispirate dell’autore inglese.
Da un musicista ostinato e intellettualmente coerente non è lecito pretendere rivoluzioni copernicane o colpi di coda: Jones è un autore dal tratto sicuro, lo stile è ormai consolidato. Ed ecco la consueta ballata folk ingentilita da tratti orchestrali degni di Burt Bacharach (“Coleman’s”), canzoni d’amore che flirtano con la semplicità e l’universalità dei sentimenti comuni (“And The Moon Led Me Home”) e un potenziale hit single in stile Gerry Rafferty, purtroppo in ritardo col tanto atteso appuntamento con la fortuna (“What’ll I Do?”). Ed è oltremodo piacevole trovare tra i co-autori un Boo Hewerdine in ottima forma (“Morning Pockets”).

Quanto finora descritto è quel che offre “Carver’s Law”: non una sola canzone, né un solo arrangiamento fuori posto. Altresì non mancano due o tre piccole perle da aggiungere a un virtuale greatest hits del musicista: la piano ballad “Have A Sunset On Me” (Bill Fay ne andrebbe fiero), la delicata poesia naif di “Blackshore” e il tocco noir dai contorni letterari di “Le Mercury”.
Ad ogni modo, l’autore non prova mai a sedurre l’ascoltatore ricorrendo a toni epici: le canzoni di “Carver’s Law” sono crepuscolari (“Drinking Alone”), discorsive e confidenziali (“Every Dream A Shadow”, “Dust In My Throat”), a volte leggermente malinconiche alla maniera dei Blue Nile (“Gentle Down”, “Hook And Tumble”).

Quel che continua a contraddistinguere la musica di Jones è la raffinata grazia dei testi, sempre più vicini a uno stile letterario. In quest’ottica “Carver’s Law” è un altro appassionato episodio dell’affascinante racconto dell’artista inglese.

16/07/2019

Tracklist

  1. Drinking Alone
  2. Coleman’S
  3. Have A Sunset On Me
  4. La Rentrée
  5. Gentle Down
  6. Morning Pockets
  7. Every Dream A Shadow
  8. Blackshore
  9. And The Moon Led Me Home
  10. What’Ll I Do?
  11. Le Mercury
  12. Dust In My Throat
  13. Hook And Tumble
  14. Folderol
  15. Woebegone




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