McEnroe

La distancia

2019 (Subterfuge)
chamber pop

La prima uscita ufficiale dei McEnroe (che a dispetto del nome dedicato al tennista americano vengono dal Pais Vasco) risale al 2008 e si intitola "Mundo marino". La data di uscita di questa prima pubblicazione professionale, rilasciata sotto l'egida di Subterfuge (grande label spagnola che tra gli altri firmatari annovera le Mourn), non rende però giustizia a una carriera cominciata molto prima ed espressasi in una miriade di autoproduzioni, lavori che hanno fatto dei baschi una vera e propria istituzione indie spagnola. Il loro approccio elegante e dimesso all'indie-pop in blazer dei Tindersticks e a quello più leggiadro dei Kings Of Convenience, arricchito qui e lì da interventi orchestrali, copre di fatto un buco nel panorama musicale indipendente iberico.
Mai propensi a ripetersi, come non lo sono a stravolgere la propria natura, i McEnroe si presentano in "La distancia" (loro sesto Lp) un pelo più ruvidi. Il nuovo outfit si presta alla perfezione a quello che è un vero e proprio disco on the road – proposito anticipato dalla splendida copertina in bianco e nero, che ritrae un casolare in fiamme sul ciglio di una strada sperduta. Un viaggio in cui la voce svogliatamente epica di Ricardo Lezòn, trasandato loner d'altri tempi, trova un nuovo habitat naturale, addentrandosi tra polveri memori degli Other Lives.

Apre la scaletta "Serè tù". Conduce qui le danze un pianoforte che si trascina tra immagini decadenti, arrancando per non perdere il passo più incalzante della sezione ritmica; è un espediente che insieme alla voce strascicata di Lezòn trasmette con efficacia un senso di grande fatica, ma anche di ineluttabilità. Non sono diversi gli umori di "La distancia del lobo", della quale il ritornello triste ed emaciato viene ripetuto una volta e mezza, ma basta per innamorarsene e canticchiarlo per ore; merito anche dell'assolo di chitarra di Jaime Guzmàn che ne ricalca la melodia allungandola anelando alle stelle. "Asfalto (Libres los animales)" è ancora più rada e fosca, ma nonostante l'andamento traballante e lento del pianoforte e di una chitarra acustica della quale si sente quasi solo il ferro, il moog riempe l'atmosfera finendo col renderla accogliente, speranzosa.

Tocca aspettare "La gran belleza" per imbattersi in schitarrate più fitte e guizzanti, i cui incalzanti incroci post-rock, uniti alla narrazione decadente che rimanda alle visioni hopper-iane di Emidio Clementi, tracciano un parallelo interessante con i nostrani Massimo Volume. Sono un gran sentire anche entrambi i brani con i finali più lunghi (piazzarne un paio è da sempre un'abitudine della band), "Lucièrnagas" e "Luz De Gas", durante la quale si ha la sensazione di volteggiare tra cori di fate e dolci carillon, in un luminoso sogno che spacca la notte più buia.

Solo "La vereda" e "Cerezas" presentano un po' di stanchezza nella scrittura, finendo con il risultare poco incisive, mai spiacevoli, ma di certo non memorabili. Altrove il dono della band di creare immagini in musica appare più vivo che mai; vale dunque la pena cogliere l'occasione di questa nuova uscita per fare conoscenza con una formazione migliore di numerose analoghe anglofone.

10/11/2019

Tracklist

  1. Seré tú
  2. La distancia del lobo
  3. Asfalto (Libres los animales)
  4. La gran belleza
  5. Luz de gas
  6. Cerezas
  7. La vereda
  8. Luciérnagas
  9. El buen invierno


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