Pessimist & Karim Maas

Pessimist & Karim Maas

2019 (Pessimist Productions)
drum n bass, drone ambient, idm, illbient, post industrial

Immaginate un abisso d’implosiva drum'n'bass affogata in drone ambient e trip-hop destrutturato in cui si fa fatica a intravedere spiragli di luce, e avrete un’idea della collaborazione tra Pessimist (Kristian Jabs) e Karim Maas (Tom Cooper).
Uscito in vinile e digitale per la label personale di Jabs, il sodalizio tra i due oscilla tra spuria Idm sporcata da scorie industriali e derive isolazioniste, un continuum sonoro in cui far galleggiare scarti del primo Burial e ricordi illbient dei Techno Animal subito affogati in un magma nero e apocalittico alla Lustmørd. Siamo di fronte ad un’elettronica sinistra e oscura che violenta con gusto e sadismo il cadavere del Bristol Sound per realizzare un album che farà la felicità degli appassionati dei primi Raime e di artisti emergenti come Ossia. Nel lavoro si riannodano un po’ anche i fili di un certo sound inglese alla Blackest Ever Black che negli ultimi tempi sembrava aver perso un po’ della sua spinta propulsiva (a parte le valide uscite di Ossia e Black Rain).

Kristian Jabs aveva già colpito l’attenzione della critica con la sua drum'n'bass ansiogena, a tratti rallentata e densa d’interludi dark ambient, forse più efficace ed incisiva sugli Ep che sull’esordio full-length del 2017. Karim Maas ‎aveva fatto parlare di sé con un valido Ep uscito su UVB-76 Music dal programmatico titolo “Old World Disorder”. Anch’esso guardava al lato più dark della d'n'b, al primo Photek in particolare, e anche al breakbeat industrial di Panacea (e in generale alle uscite di fine anni Novanta su Position Chrome) anche se il tutto è sorretto da una robusta dimensione post techno pienamente contemporanea a base di drone music e noise ambient di scuola Hospital Productions.

La collaborazione tra i due artisti funziona al netto di momenti di cupa rarefazione sonora che sembrano rievocare lo spettro dark ambient della Cold Meat Industry (Raison d'être in primis) ma con un occhio sempre a certe sperimentazioni in stile Mille Plateaux. L’album mostra possibili e interessanti evoluzioni per un post-breakbeat ansiogeno di stampo 2.0. È un sound in linea con un immaginario distopico pienamente contemporaneo che qui rifugge certi stereotipi adrenalinici di matrice techno industrial per aprire a nuove oscure commistioni sonore aspettando gli imminenti anni Venti. Una colonna sonora perfetta per un sempre più fosco futuro all'insegna del pessimismo.

19/07/2019

Tracklist

  1. A1
  2. A2
  3. A3
  4. A4
  5. A5
  6. A6
  7. A7
  8. B1
  9. B2
  10. B3
  11. B4
  12. B5
  13. B6

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