“2084” nasce dalla lettura del nuovo romanzo di Boulaem Sansal - ”2084: The End Of The World” - dove lo scrittore algerino immagina un mondo distopico, cento anni dopo gli incubi orwelliani, dove uno stato islamico estremista e autoritario domina il mondo. Il lavoro di Gazzara è fondamentalmente un omaggio a “1984”, l’album poco noto di Anthony Phillips, chitarrista della primissima formazione dei Genesis, da cui Gazzarra parte per elaborare un sound più personale e moderno. Non una cover, ma un naturale prosieguo, ricco di strumentazione elettronica vintage (Mellotron, Hammond B3, synth digitali e piano), sonorità tipicamente progressive e rimandi cinematici tra John Carpenter e Mike Oldfield.
L’album mantiene la leggerezza del prog in stile Genesis, molto distante dagli incubi distopici del romanzo e dall’album più prossimo agli orridi abissi di paura orwelliani che resta ancora la perla misconosciuta del bassista dei Soft Machine, Hugh Hopper e il suo “1984” del 1978. Nonostante sia un album elettronico, la scrittura è rigorosamente pianistica, tanto che i tre brani finali sono versioni acustiche per solo piano. I momenti da segnalare sono soprattutto “Prologue 2084” - ricco di loop in sovrapposizione - le variazioni continue della title track (divisa in due parti, tra prog e synth anni 80) e alcune parti di “Epilogue” che sarebbero piaciute a Rick Wakeman.
(18/01/2019)