Brigid Dawson & The Mothers Network

Ballet Of Apes

2020 (Castle Face)
acid-folk, psych-jazz

Che Brigid Dawson sia stata l’unico vero contraltare alla funambolica creatività di John Dwyer è cosa nota. La talentuosa tastierista e cantante britannica ha avuto un ruolo importante nell’economia dei Thee Oh Sees, ma anche nel relaxin’ project di Dwyer denominato OCS, al punto che quando nel 2017 è stata riesumata la line-up originale per il disco “Memory Of A Cut Off Head” sono apparse le prime composizioni dell’artista, anticipando la genesi di questo nuovo progetto condiviso con l’immaginario ensemble dei Mothers Network, un gruppo di amici musicisti pronti a condividere le visioni acid-folk di “Ballet Of Apes”. 

Registrato tra San Francisco e Melbourne, il primo album di Brigid Dawson mette in risalto le due anime dell’autrice, quella più tenuemente psichedelica e pagana e quella più trascendente e free-jazz, creando sette brani dal forte impatto evocativo, visivo, dalla musicalità non sempre immediata. Potenziali ninna nanne per sogni e incubi.
Mike Shoun (ex-Oh Sees/Peacers), Mikey Young (Total Control/Eddy Current Suppression Ring), Mike Donovan (ex-Sic Alps), Shayde Sartin (ex-Fresh & Onlys) e la band psych-rock Sunwatchers vestono di fumi e polvere le sibilline trame armoniche di Dawson, mettendo subito in chiaro le difformità con il passato e gettando la già nota “The Fool” (comparsa nell’album degli OCS) tra le braccia di una malinconia alla Nina Simone. Allo stesso tempo, scompigliano le atmosfere psych-gothic in stile Velvet Underground introdotte da “Is The Season For New Incarnation”, sei minuti di processione lirica scandita da organi e mellotron su malferme note di chitarra e toni percussivi plumbei.

Non è la coesione, l’arma vincente di “Ballet Of Apes”, messa in difficoltà prima da un dream-folk apparentemente di maniera (“Carletta’s In Hats Again”), poi da uno svogliato country-blues (“When My Day Of The Crone Comes”).
Cambio di registro e d’atmosfera con la title track: le linee blues si infettano di jazz e avantgarde, citando in soli sette minuti Robert Wyatt, Tim Buckley e Alice Coltrane, senza mai perdersi in inutili ossessioni strumentali, elevando tutto verso una mistica-cosmica tanto antica quando contemporanea.
Da qui prendono le mosse l’elegante malinconia di “Trixxx” e la magia noir-psych di “Heartbreak Jazz”, dove si alternano fluttuanti melodie e gradevoli dissonanze, ordine e confusione, colori intensi e macchie in chiaroscuro, lasciando una sete di approfondimento e di curiosità che altri artisti spesso lasciano ingabbiata in suoni compiacenti ma poco avvincenti.
Amabilmente ambiguo.

24/06/2020

Tracklist

  1. Is The Season For New Incarnation
  2. The Fool
  3. Carletta’s In Hats Again
  4. When My Day Of The Crone Comes
  5. Ballet Of Apes
  6. Heartbreak Jazz
  7. Trixxx




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