Davide Tosches

Sulla terra

2020 (Private stanze)
singer-songwriter, pop-rock

Caprette, muli, fieno, recinti, legna, sconfinati paesaggi boschivi. Forconi, motoseghe e altri attrezzi per lavorare la terra impugnati come un glam-rocker anni 80 brandirebbe la sua sbrilluccicante chitarra a coda di rondine. È così che si presentano Davide Tosches e “Confine del bosco”, il suo personale studio di registrazione costruito interamente in legno di larice. I paesaggi bucolici e il loro contrasto con “Le luci della città distante”, per dirla con il titolo del suo scorso disco, sono sempre stati al centro della musica del ruvido cantautore e disegnatore piemontese.
Già dal titolo, “Sulla terra”, la quarta opera (quinta considerando l’irreperibile esordio “Stressmog”) di Tosches consolida la relazione viscerale e necessaria tra l’autore e la natura. “È la stessa forza della mia terra a darmi parole che non ho mai avuto”, racconta in “Stelle Nascoste”; un incanto boschivo di suoni e parole che, posizionato alla traccia numero 6, fa da cuore pulsante al disco, incalzando con le sue strofe dal ritmo sostenuto, sfumando poi tra magici gorgheggi da fata silvana e una leggiadra danza di archi.

In tutte queste canzoni, interamente scritte da Tosches al pianoforte (suo strumento favorito) e poi addobbate di chitarre distorte, bassi schioccanti, sintetizzatori, batteria e archi (che sono stati però arrangiati da Andrea Ruggiero), il ritorno alla natura è una costante. Un viaggio inevitabile verso un riallineamento simbiotico: “Siamo alberi fiumi e montagne/ e nuvole nere lontane” si canta nella notturna “La luna tra i rami”, un altro brano immaginifico di foglie che frusciano, rami che crepitano e violini che sul finale danzano “Il sabato del villaggio”.
Le parole di Davide sono semplici, raramente si incrociano in pindariche figure retoriche, puntano invece al nettare dei sentimenti e vanno sempre a segno, sia quando sono rivolte alla figliola nella dolcissima “Diana” che quando offrono conforto a una ragazza generica ne “La ragazza che piange”.
Nude le parole, nudo l’uomo, che nella dolorosa “La terra emersa” racconta la depressione e le sue meccaniche infernali: “Sono io la terra emersa dal quel mare/ sono io la terra emersa da quel male/ dove tutto, è normale”, sono però i vittoriosi pensieri che la concludono, emergendo a loro volta dalle onde crespe e salate di un acre post-rock marittimo à-laOcean Songs”.

Senza episodi deboli, con la possibilità che ogni brano colpisca a diversi livelli a seconda delle esperienze degli ascoltatori, “Sulla terra” è un disco pop-rock immediato, ma profondo e cosciente della sua profondità, di quante emozioni sopite un tramonto rosso su una finestra o la luna tra i rami del bosco possano risvegliare.

12/12/2020

Tracklist

  1. Nel nero di notte
  2. Sulla terra
  3. La luna tra i rami
  4. Diana
  5. Pioggia
  6. Stelle nascoste
  7. Le notti scure
  8. La ragazza che piange
  9. Vent'anni
  10. La terra emersa
  11. Pioggia (Abbazia)


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