Dopo “Roman Candle” (1994), la raccolta di demo casalinghi registrati su un quattro piste e pubblicata dall’etichetta del suo gruppo, gli Heatmiser, nel ’95 arrivò questo disco solista con il suo nome come titolo. Elliott Smith è stato una meteora luminosa che ha viaggiato per 34 anni seminando sulla Terra cinque album ufficiali e un paio di postumi, una manciata di canzoni senza tempo con la data di nascita nei 90 ma adattabili a qualsiasi decennio successivo ai 60. Elliott fin da bambino ascoltava Lennon-McCartney, Kinks, Dylan etc… Fu l’Album Bianco a indicargli la strada maestra, la sua, però, era l’epoca delle chitarre elettriche e camicie a quadri, credeva di non farcela da solo e che sarebbe andata meglio con i grunge Heatmiser. Non fu così.
Per celebrare i 25 anni, l’etichetta indie di Portland Kill Rock Stars riedita il lavoro rimasterizzato e accompagnato da un altro cd con la sua più antica esibizione solista conosciuta fino ad oggi, dal live il video di “Some Song”. È il 17 settembre del 1994 e “Needle In The Hay” compare per la prima volta: sarà la canzone che gli darà la possibilità di registrare il disco omonimo e il successivo “Either/Or” (1996). Da questo lavoro Gus Van Sant scelse per il film “Will Hunting”, “Between The Bars” e altre canzoni; Elliott arrivò a suonare “Miss Misery” (scritta appositamente) durante la notte degli Oscar, ma era l’anno di “Titanic” (1998). Si erano comunque accorti di lui, firmò con la DreamWorks e nacquero “Xo” (1998) e “Figure Eight” (2000). Ma soldi e notorietà non l’aiutarono a salvarsi la vita, anzi, i demoni che lo perseguitavano da anni accelerarono la sua disfatta fino alla sua scomparsa nel 2003.
Il disco è una collezione di acquarelli acustici prodotto al minimo: la batteria appare e scompare, spiccano le linee vocali doppiate dallo stesso Smith e l’attenzione per le melodie che esploderanno nei dischi a venire. Storie tossiche di personaggi alla ricerca della dose quotidiana (“Needle In The Hay”, “Single File”, “Coming Up Roses”, “The White Lady Loves You More”), l’alcol, la droga più facile fin da ragazzino (“Clementine”, “Christian Brothers”, “St Ides Heaven”), echi dell’infelicità vissuta in Texas con la madre e il patrigno (“Southern Belle”), il timore che la potesse uccidere in uno di quegli attacchi di violenza che tante volte lo avevano portato a picchiarlo duro. Nessuna luce tra le dodici tracce, solo una confessione aperta e cupa della sua vita fino a quel momento, alcuni passaggi e riff ricordano quelli che ancora non aveva scritto, sarebbe più corretto affermare il contrario, allora, o solo parlare di crescita artistica, “Either/Or” andrà un passo oltre.
L’etichetta Kill Rock Stars propone un cofanetto di due cd e un libro di 52 pagine con le riproduzioni dei testi autografi dello stesso Smith, commenti di amici e una serie di foto inedite ad opera di JJ Gonson che già aveva curato la copertina originale, sul sito Morrison Hotel Gallery ce ne sono alcune ed appaiono anche nel video di “Needle In The Hay”. Alcuni artisti (Prateek Kuhad, Califone, Palehound e altri) hanno poi registrato otto cover del disco, nel sito dell’etichetta si possono comprare per un dollaro e sono anche su YouTube.
24/01/2021
Needle in the Hay (Remastered)