In "Atypical" c'è una varietà di soluzioni talvolta bizzarre, poste da contraltare alle parti vocali, di certo più concise e spesso eteree ("Drawers" su tutte). Un'imprevedibilità che ripiomba nell'altra metà dell'opera dando vita a un ibrido più profondo e concettuale, a cominciare dall'unica traccia intitolata e cantata/rappata in madrelingua: "Non perderti". Un saliscendi ritmico ben costruito, tra variazioni d'umore e citazioni ammiccanti:
In un bilocale ci saremmo morti
Intreccio di corpi
James Blake ci suona gli accordi
Il duo è inoltre fortemente legato all'arte e alla moda. Non a caso l'artwork dell'album e quello dei singoli seguono a chiari tratti un concept geometricamente singolare. Allo stesso tempo, per l'uscita di "Good Reason", i due musicisti hanno ben pensato di girare una live session nelle stanze della fondazione Made In Cloister, spazio napoletano espositivo per l'arte contemporanea, il tutto in collaborazione con il brand D.A.T.E., a suggellare definitivamente il sodalizio musica, arte e moda.
Tra un cambio di passo e una melodia acchiappasogni, la title track riporta a galla le classiche tastiere synth-pop ricalibrate per l'occasione in un climax tanto esotico quanto ombroso, con cambi di direzione e battiti africani, quasi a voler introdurre "Kali", che a differenza degli altri movimenti finisce per atterrarci davvero nel continente nero, in una danza che sfocia nel secondo minuto in un improbabile rave vagamente cibernetico che strozza di soppianto, fino a tornare in auge tra uno stop&go e l'altro. È proprio in quest'ultima alternanza che possiamo quantificare la cifra stilistica sostanzialmente definitiva di un esordio complessivamente vibrante e articolato, parimenti fascinoso, di due producer da segnare immediatamente sul taccuino.
(19/02/2020)