Essendo la musica della cantante australiana da sempre caratterizzata da un equilibrio di chiaroscuri, di luci ed ombre, è facile immaginare quanto questo evento abbia potuto esacerbare queste peculiarità, ma la prima sorpresa è che Juanita Stein risponde al dolore con una grinta rock-blues che pone “Snapshot” un passo avanti nell’evoluzione dell’autrice.
Al timbro più ruvido della musica dell’artista corrisponde un cambio di guardia in cabina di regia, la produzione di Ben Hillier (Blur, Suede, Smashing Pumpkins, Nadine Shah etc.) e un ridotto ensemble strumentale, Jimi Wheelwright al basso e Evan Jenkins alla batteria, e il ritorno al suo fianco del fratello Joel Stein. Ed è proprio la fisicità del tocco chitarristico di Joel l’elemento che già dalle prime note del disco caratterizza la mutazione stilistica di “Snapshot”, quel “1, 2, 3, 4, 5, 6” scandito con rabbia e dolore è solo un anticipo delle buone vibrazioni che regala l’ultimo album di Juanita.
Mai così greve e rockeggiante come nell’abbondante sequenza di arpeggi e riff di “L.O.T.F”, o evocativa e nostalgica con un’intensità soul/r&b quasi sixties in “Reckoning”, nonché solida e incisiva dal punto di vista armonico come mai prima d’ora nella title track, Stein sembra aver preso sul serio il proprio ruolo di artista.
Non è un caso che per “Snapshot” il lavoro di realizzazione e produzione sia stato più lungo del solito, dalle due settimane dei precedenti album ai quasi otto mesi dell’ultimo. A beneficiarne è non solo l’aspetto tecnico - l’etereo matrimonio tra il bisbiglio della voce della Stein e le tribolazioni di synth e archi di “The Mavericks” è un prodigio reso possibile dall’estrema cura degli arrangiamenti - ma anche quello più tangibile e immediato, ovvero la qualità delle composizioni che nell’insieme sfugge a quell’imbarazzante routine che aveva inficiato le precedenti prove dell’artista.
Per la prima volta Juanita Stein offre almeno un paio di canzoni da preservare a futura memoria, la ballata psych-folk “Lucky” e la delicata “Mama”, ulteriori segnali della ritrovata ispirazione, per un’artista che ha trovato finalmente la propria voce.
(24/01/2021)