Né Cicely Goulder né Christina Wood erano ancora nate nei primi anni 80, ma forse in spirito c'erano anche loro in studio con gli
Yazoo durante le registrazioni di "Upstairs At Eric's"; sotto al nome di Kaleida, infatti, le ragazze fanno della sacra comunione tra voce umana e tastiera il punto focale della propria arte. Un paio di anni fa, il bellissimo album di debutto "Tear The Roots" aveva messo a verbale uno stile immediatamente riconoscibile: certosina selezione delle partiture elettroniche, a cura di Cicely, e la fatata voce di Christina a librarvisi sopra. L'Ep di debutto "
Think", pubblicato nel 2015, conterrà ancora il loro
pezzo più noto, quello col quale probabilmente rimarranno legate nell'immaginario collettivo, ma le ragazze non si sono fermate - anzi, hanno passato l'intera quarantena 2020 a lavorare da remoto, dall'America alla Germania, per completare il loro nuovo lavoro, "Odyssey".
Quando si tratta di stendere la materia elettronica come i tanti finissimi veli di una baklava, le Kaleida si dimostrano ancora una volta molto abili. Ecco la sinuosa
title track posta in apertura, e "Long Noon", che quasi richiama le nebbie
anni 80 di
The Weeknd, creando suggestioni con poco. Sul singolo di lancio "Other Side", un perforante
beat sintetico si propelle in avanti come un robot innamorato (ancor più efficace nella versione
extended presentata su album), un espediente che poi si ricicla con convinzione anche nelle colorate visioni
art-disco di "Feed Us Some", mossa da un tellurico ostinato di piano elettrico che rimbalza come un pallone da basket sul linoleum di una palestra vuota.
Menzione di riguardo per il finalone di "No Computer": sei minuti pieni di vibrazioni techno, coltri di tastiere dai riverberi balearici e persino qualche sparuto rintocco Edm, il tutto sapientemente montato assieme in una cavalcata malinconica ma pulsante di vita. In casi come questi, la perfetta simbiosi tra i macchinari di Cicley e la voce di Christina è più apparente che mai.
Sono le ballate, semmai, a rappresentare i momenti più sfuggenti del lavoro, non tanto per le sempre raffinate interpretazioni vocali o per la stesura delle basi, quanto per una scrittura che, in un frangente del genere, necessiterebbe di qualche colpo di scena in più; "The News", "Josephine" e soprattutto "Fake" scorrono eleganti e avvolte nel mistero di un cappotto lungo nel cuore dell'autunno, ma le scarne tessiture di contorno finiscono col mettere in luce una serie di strofe e ritornelli troppo poco memorabili per stare in piedi da soli.
Non restano comunque dubbi sul fatto che anche "Odyssey" sia un ascolto nuovamente riuscito. Certo è scomparso l'effetto sorpresa, si corre il rischio che questa ormai collaudata miscela sintetica possa, in futuro, diventare anche una prigione. Ma se siete in vena di un po' di sano electro-pop d'atmosfera rifinito coi fiocchi, di suggestioni noir anni 80 e di una voce capace di accarezzare le orecchie come un velluto pregiato, con "Odyssey" si casca ancora in piedi.
08/10/2020