Keiron Phelan (and Peace Signs)

Hobby Jingo

2020 (Gare du Nord)
pop

Non è passato inosservato il primo album solista di Keiron Phelan “Peace Signs”, un progetto che ha offerto all’ex-membro di band come Ellis Island Sound, Smile Down Upon Us, Littlebow, State River Widening, Wisdom Of Harry e Continental Film Night, nonché autore di due album in compagnia di David Sheppard, di esternare tutta la personale ammirazione per un folk-pop inglese elegante e sofisticato.

Per il secondo album il musicista arruola a pieno titolo la band che lo ha accompagnato in questo outing artistico: Keiron Phelan & Peace Signs è infatti la bandiera sotto la quale vede la luce un disco molto più vezzoso e ambizioso del precedente.
Per “Hobby Jingo” Phelan mette a fuoco l’ammirazione per quegli autori che del pop hanno fatto un linguaggio autoctono e ben definito: Donovan, Edwyn Collins, David Bowie, Neil Hannon, Bill Fay, ma anche Burt Bacharach sono i punti di riferimento di un progetto definito dallo stesso autore come "l’album estivo che non è mai stato un album estivo".
Cosa ciò significhi è facile intuirlo dalle prime note della title track, una pop song senza se e senza ma, con piano, slide guitar e flauto che intercettano un ritornello tanto semplice quanto temerario, intonato con un timbro vocale che sembra appartenere a un vecchio crooner al quale le corde vocali hanno fatto uno scherzo.
Dopotutto cosa ci si può aspettare da un musicista che su tempi di bossa nova, decorati dal delizioso suono del flauto, canta un brano pop-jazz dal bizzarro titolo “The Man Who Sang Eurovision”, tirando fuori dal cappello magico un lieve timbro da baritono?

Che la visione del pop di Keiron Phelan sia fuori dalle regole e dalle convenzioni correnti lo si evince dalle canzoni scelte dal repertorio altrui, la prima è “Break” degli Aphrodite’s Child’s, appena scarnificata dalle nuance prog-pop e adagiata su un corpo strumentale a base di piano e pedal steel, con la voce di Phelan raddoppiata come nei migliori album di B-side.
L’altra cover è “Goodnight Stan”, un brano di Bill Fay, autore di riferimento per Phelan, come si evinceva già dalla title track del precedente album “Peace Signs”: con il solo uso di piano e voce, Keiron tiene fede all’originale e all’innata classe di Fay offrendo al brano la simbolica chiosa dell’album.

In fin dei conti “Hobby Jingo” è un album di canzoni orecchiabili che difficilmente qualcuno canterà sotto la doccia, ed è proprio questa deliziosa incongruenza che dona insolito fascino alla riflessiva ballata da crooner “You Never Put A Man On The Moon” o all’ariosa bossa nova in chiave pop di “Cinnamon Synthesis”, un’incongruenza che è ancora più palese nelle più imprudenti concessioni al riff e alla melodia pop: la solare e spensierata “Candy Floss Hair” e la romantica ballata stile Burt Bacharach “After The Last Hurrah”.

Il tasso di gradimento di “Hobby Jingo” resta comunque vincolato alla personale attitudine a un pop dai toni lirici intensi, privo di quelle ridondanze e artificiosità che hanno infettato l'Aor o il pop più radio-friendly in stile Fm. Questa è una pop music dove intuizione, abilità armonica e arte dell’intrattenimento leggero hanno una dignità e una valenza culturale ben definite. Se amate la purezza, Keiron Phelan merita la vostra attenzione.

06/12/2020

Tracklist

  1. Hobby Jingo
  2. You Never Put A Man On The Moon 
  3. Candy Floss Hair
  4. How Are You Getting Home, Imogen? 
  5. The Man Who Sang Eurovision 
  6. New Best Friend 
  7. Break 
  8. Cinnamon Synthesis 
  9. Jingo Piano 
  10. What Kaiser Did 
  11. After The Last Hurrah 
  12. Sixth Form Poetry 
  13. Goodnight Stan 




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