Dopo sette anni di silenzi Ryan Kattner rimette in piedi il progetto Man Man, risvegliando i vecchi ardori - mai sopiti - per una delle band più ingegnose della scena americana, acclamata e amata da pubblico e critica per quella sana irriverenza creativa che, partendo dalle visionarie trame rock di Frank Zappa, ha assimilato al suo interno le distopie del Tom Waits post-"Swordfishtrombones", residui organici del buon Captain Beefheart, fino a lambire un vezzoso stile pop-kitsch.
“Dream Hunting In The Valley Of The In-Between” inaugura il nuovo contratto discografico con la Sub Pop; nello stesso tempo, vede Honus Honus (nome d’arte di Ryan Kattner) unico artefice delle 17 tracce dell’album, sottolineandone la natura quasi introspettiva, a dispetto del caos art-rock in piena ebbrezza da rock-opera che da sempre caratterizza il progetto Man Man.
Il passaggio da collettivo sonoro a one-man-band non è privo di difetti: dell’anarchia degli esordi e della ricca struttura strumentale è rimasta solo l’estetica, barocchismi e citazionismo rendono l’ascolto un percorso ad ostacoli, tra attimi di pura magia ai quali fa seguito una stravaganza da cabaret e pop-opera non sempre convincente.
Il mood situazionista dei Man Man resta sempre stimolante e stravagante. Ryan Kattner durante questi 7 lunghi anni ha scritto musiche per cinema, teatro, coltivando allo stesso tempo una passione per il mondo dei fumetti. Tutto questo confluisce in alcune delle pagine più interessanti e compiute di “Dream Hunting In The Valley Of The In-Between”, un disco in cui il tono grottesco e teatrale collima perfettamente con le irregolari intuizioni pop di Kattner (“On The Mend”, “Lonely Beuys”), a volte rimandando alle sognanti e circensi melodie retrò degli inglesi Real Tuesday Weld (“Animal Attraction”), addobbandole perfino con arie orientaleggianti in chiave swing (“Goat”).
Le cose vanno ancora meglio quando prevalgono ironia e sarcasmo, come nell’intelligente ska-pop-rock di “Sheela”, nel potente singolo “Cloud Nein” e nella zappiana “Powder My Wig”, che si avvale anche della giocosa citazione di “Let’s Dance” di David Bowie. Quest’ultima non è l’unica sparsa all’interno di “Dream Hunting In The Valley Of The In-Between”: a volte i rimandi sono il pretesto per improvvisi cambi di tempo o per impennate di disarmonica provocazione. La citazione più lampante è quella estrapolata da “Mr Blue Sky” degli Electric Light Orchestra, inserita all’interno di “The Prettiest Song In The World”, tutto abilmente funzionale a quella libertà creativa che ha fatto guadagnare alla band il titolo di gypsy-art-pop-rock-ensemble.
Le volute incoerenze e deformazioni sonore a volte non convincono del tutto e spesso un lieve senso di noia aleggia nelle 17 tracce, costruite su un unico registro ben definito. Ciononostante Kattner e i suoi nuovi Man Man si confermano come uno dei progetti più curiosi e intriganti della scena americana. L’unicità della proposta e un po’ di sana ironia garantiscono al frenetico e rocambolesco insieme di appagare l’attesa, nonostante il ritorno in scena di Ryan Kattner/Honus Honus non corrisponda alle meraviglie annunciate dai media.
Consiglierei al musicista di sviluppare in futuro alcune sonorità da jam session jazz-funk-rock sparse qua e là (“Future Peg”, “Goat”, “Swan”) e di contenere alcuni slanci ampollosi e ai limiti del grottesco. “Dream Hunting In The Valley Of The In-Between” è senza dubbio l’inizio di un nuovo corso per la band americana, ma la strada è ancora ricca di pericoli e tentennamenti: in bocca al lupo.
28/09/2020