Margaret Glaspy

Devotion

2020 (ATO)
songwriter
6.5

Ascoltando "Killing What Keeps Us Alive", primo singolo estratto da "Devotion", nonché traccia d'apertura del disco, mi illusi che Margaret Glaspy avesse in serbo per il mondo una sorta di strano ed eccitante ibrido tra l'ultimo Kurt Wagner innamoratosi del vocoder e lo spleen tutto newyorkese dei National. Ascoltando il disco nella sua interezza, ci si accorge subitamente che non è questo - purtroppo - il caso, ma è altresì indubbio che la californiana, ormai da anni in pianta stabile a Brooklyn, abbia voluto cucire una veste sonora completamente nuova per il proprio cantautorato intimista.

La chitarra elettrica lievemente crunchy che fungeva da sostegno principale per la voce di Glaspy nel suo esordio "Emotions And Math" è infatti quasi del tutto scomparsa e ha ceduto il posto a un ricercato intrecciarsi di più strumenti: chitarra clean, basso e pianoforte dialogano in giochi e rimandi melodici e creano un'intelaiatura armonica molto curata. Proprio l'intreccio strumentale elettroacustico impreziosisce la bella melodia di "Stay With Me", il sentito crescendo di "Vicious" e la progressione à-la Wilco di "Without Him", che con il suo incedere delicatamente ritmato e nostalgico incanta fin da subito. E mentre l'urgenza narrativa e la carica rock che avevano caratterizzato "Emotions And Math" vengono rilasciate solo nel lascivo incontro occasionale di "So Wrong It's Right", le ballate pianistiche divengono il fulcro emotivo del disco e toccano vertici di passionale e vibrante dolcezza ("Devotion" e "Young Love").

È evidente che Glaspy abbia tanta voglia di sperimentare e di arricchire la propria palette sonora con elementi per lei ancora inediti. In "What's The Point" e in "You Got My Number" flirta (e pasticcia) contemporaneamente con elettronica e rock: il risultato purtroppo non è brillante né dal punto di vista melodico né per il lavoro di arrangiamento. Si lascia invece preferire il loop magnetico della conclusiva "Consequences", che getta un'ombra inquietante sui pochi accordi pianistici d'accompagnamento e si riallaccia alle sperimentazioni vocali abbozzate nella traccia d'apertura. Le due canzoni non sono solo accumunate da questo più ardito afflato artistico, ma anche dalle liriche più universalizzanti e metacantautorali che si discostano dalle variazioni sul tema amoroso presente negli altri pezzi.

Il secondo album della cantautrice americana vuole percorrere nuove e differenti strade, ma il tentativo di per sé encomiabile di uscire dalla propria comfort zone non riesce sempre a concretizzarsi egregiamente. Per ora la voce di Margaret Glaspy si lascia prediligere nella sua veste più tradizionale - che sia accompagnata semplicemente da una chitarra ("You Amaze Me") o da un elaborato intreccio strumentale - ma il potenziale per riconsiderare fra qualche anno "Devotion" come il classico disco di transizione è ben presente. A Glaspy spetterà scegliere saggiamente una tra le vie che le si diramano ora davanti e seguirla fino in fondo. E nel frattempo continuerò a illudermi di poterla sentir cantare un giorno non troppo lontano quel vanamente sperato incrocio tra gli ultimi Lambchop e l'amato "Sleep Well Beast".

09/06/2020

Tracklist

  1. Killing What Keeps Us Alive
  2. Without Him
  3. Young Love
  4. You've Got My Number
  5. Stay With Me
  6. So Wrong It's Right
  7. Heartbreak
  8. You Amaze Me
  9. Devotion
  10. Vicious
  11. What's The Point
  12. Consequences




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