A confondere ancor più le già torbide acque ci ha poi pensato il singolo che ha anticipato l’uscita dell’album, “Tiger As A Friend”, un motivetto surf addobbato con i residui di un demo dei Red Hot Chilli Peppers, gli accordi di un brano acustico dei Nirvana, il suono greve dei Nine Inch Nails, ma, attenzione, il brano non assomiglia a nulla di quanto appena citato. Una delle più plausibili assonanze della musica di Panaviscope è quella con la conterranea punk-popper (nel senso allucinogeno) Camilla Sparksss, allo stesso modo il musicista reinventa il mainstream seguendo le zone d’ombra di Elo e Queen (“Like The Sun”), sbircia nel dorato mondo dell’indie-pop (“The Joy Is Grasping”), fustigando gli amanti dell’originalità a tutti i costi gettando nella mischia un autentico vaso di pandora della durata di soli tre minuti e quarantatré secondi (“A Sea Of Papers”), sequenza casuale di armonie non casuali che alla fine entusiasma e infastidisce.
“Like The Sun” è a suo modo un album psichedelico. Una psichedelia dove le luci sono quelle stroboscopiche delle prime timide discoteche anni 70, mentre le atmosfere sono inebriate dai fumi delle iniziali sperimentazioni con il mondo delle droghe (“Longues Nuits”, “My Sky”). Alex Duloz si diverte a mescolare (“Breathing In Reverse”) o confondere le acque con citazioni art-pop multi linguistiche (“Shades Of Passion”) e alterazioni psych-tribal-world (“Shine”), alimentando ulteriormente la personale eccentrica visione del pop con un falsetto spesso modulato come un singhiozzo.
Nel frattempo, il musicista svizzero ha dichiarato che da mesi si è imposto di non ascoltare musica prodotta dopo l’anno 1950, per evitare qualsiasi influenza sul prossimo lavoro, e che un progetto di canzoni pop in francese è stato accantonato, qualcosa è confluito in “Like The Sun”. A questo punto il futuro di Panaviscope si prospetta ricco di sorprese, soprattutto dopo un esordio così poco convenzionale e bizzarro.
(10/02/2021)