In questo panorama sempre più eterogeneo, trova spazio anche la cantautrice tedesca Stella Sommer, già autrice di quattro album con il gruppo Die Heiterkeit, che, dopo aver varcato i confini patri con un album cantato in inglese (”13 Kinds Of Happiness”), pubblica il secondo progetto da solista, “Northern Dancer”.
Prodotto da Max Rieger, ma arrangiato, composto e in gran parte suonato dell’autrice (chitarra, piano e synth), il nuovo progetto di Stella Sommer resta fedele alle sonorità dark-folk e chamber-pop dell’esordio, quasi obbligato il richiamo a Nico, vuoi per le origini comuni, vuoi per le atmosfere barocche molto affini a quelle di un disco come “Chelsea Girl”.
E’ comunque riduttivo e superficiale voler concentrare in questa similitudine la figura artistica di Stella Sommer, colpa anche di un provincialismo che ignora quanto complessa e consolidata sia la realtà musicale di un paese come la Germania. “Northern Dancer” è un album che affonda le radici nella cultura della vecchia Europa, più nel romanticismo che nelle varie correnti dark e noir. Il risultato è un chamber-pop sobrio e disincantato, dal più plausibile legame con le autunnali e fiabesche atmosfere di Enya, senza l’enfasi della cantante irlandese (“Shadows Come In All Colours”), o con le algide e avvolgenti armonie cantautorali di Ane Brun (“A Lover Alone”), ferma restando la personalità ben delineata dell’autrice, che trova la miglior esternazione nel sontuoso dream-folk di “The Eyes Of The Singer”.
Ammaliante per la dolcezza della scrittura e spirituale per l’essenzialità degli arrangiamenti, “Northern Dancer” resta saldamente ancorato a una poetica malinconica e interiore, sempre illuminata da una speranza e una fiducia nella forza dell’immaginazione: si ascolti il crescendo dal dialogo piano e voce al coro angelico di “The Flowers Won't Grow”, ma soprattutto la voglia di leggerezza che spinge “7 Sisters” nelle braccia del folk-pop o “We Only Part” nel mondo mitologico delle fiabe nordiche.
Tutto l’insieme di queste suggestioni trova ulteriore linfa nelle oscurità dove già Nick Cave (“Young Ghost, Old Century”) e Leonard Cohen (“The Ocean Flows Backwards”) hanno indagato con sapienza e dovizia di particolari.
Ed è ancora una volta la sensibilità femminile l’elemento che dona originalità e personalità a un disco che sfuma colori e ombre con la grazia del pittore e dona forme e corpo al pari di uno scultore. La musica di “Northern Dancer” è una carezza, una tenue e tenebrosa poetica da gustare verso il calar del crepuscolo serale.
(24/12/2020)