In tempi di Covid-19 in cui impegnarsi in un tour è pressappoco impossibile e, più in generale, tra crisi sanitaria e socio-economica globali, non tira la più leggera delle arie, la band ci offre così un disco che sin dal titolo propone evasione, una temporanea ricollocazione in una nazione di fantasia.
Chitarre croccanti i cui riverberi lasciano scie dalle tinte pastello aprono il disco in un inno shoegaze inondato di positive vibes, una "Goodtimes" che, senza iperboli, si lascia canticchiare dal primo ascolto. "Big Mess" è un pelino più ingrifata, con le chitarre a pompare feedback con tutti i muscoli. "Ok" fa a gara con la opener in quanto a freschezza e immediatezza melodica; mentre "It's Real", tra il fiorire di chitarre che si arricciano all'ingiù, vive dello stesso dinamismo tra la voce femminile e quella maschile che ha fatto grandi i Westkust.
Brani più lunghi come la ruggente "White Knuckles" e la conclusiva "Boarding Pass", abbellita quest'ultima dal costante sbuffare di un organetto vintage, trasmettono un impagabile senso di libertà e la stessa voglia di osare dei DDIV.
In un panorama shoegaze e dream-pop saturo di band che sembrano ignorare il fatto di suonare tutte uguali al solito modello passatista, con il collo continuamente ritorto verso gli anni d'oro di Bella Union e Creation, la voglia di giocare con nuove tinte e con la dovuta leggerezza di questi quattro Aussie stupisce e colpisce pienamente il bersaglio.
(26/03/2021)