Vista la gamma di suoni offerti, è difficile credere che il terzo album dei Grandbrothers sia stato realizzato grazie al solo utilizzo di un computer, di due pianoforti a coda e di uno classico, illustre peculiarità delle passate produzioni. Per la prima volta, il tedesco Erol Sarp e lo svizzero Lukas Vogel hanno aggiunto alle loro personali elaborazioni anche campioni di brani per pianoforte realizzati da altri musicisti, riprodotti in loop e completamente decostruiti per essere incorporati nelle tracce del disco.
Il concetto di alienazione del suono è sempre posto in primo piano e quasi nulla di ciò che compone “All The Unkown”, ideale seguito di “Open” (2017), sembra nato da ciò che costituiva la fonte sonora originale: le onde evocate dagli strumenti a tastiera sono state deformate digitalmente e ricomposte in modo da apparire frutto di magheggi perpetrati ai sintetizzatori. Di fatto, tutto ciò che è percepibile viene ricondotto a processi generati al piano, modellati da dispositivi autocostruiti e controllati da software che coinvolgono anche singolari martelli elettromeccanici.
“Howth” e “What We See” infondono, da subito, un profondo apprezzamento per il dettaglio; il pianoforte di Sarp che risuona con profondità s’insinua attraverso filtri elettronici come fa un filo d'oro che attraversa le trame di un tessuto lussuoso.
La title track e “Silver” suonano imponenti, dimostrando come la proposta del duo di Düsseldorf s’adatti perfettamente anche ad ambientazioni meno soffici e luminose. “Four Rivers” e “Shorelines” dimostrano, invece, come il senso di pura esplorazione sia stato ben assimilato dal gruppo, offrendo molto in termini di progressioni sonore.
L’ambient di “Auberge” mostra quanto i Grandbrothers siano abili creatori di melodie d’ampiezza, dove le note del pianoforte s'incastonano brillantemente attorno alle agili e riverberanti linee di programmazione tecnologica ideate da Vogel. “Black Frost” e “Unrest” forniscono sia equilibrio che contrasto, grazie a schemi più pesanti e introversi, mentre “Mourning Express” raggruppa al suo interno tutta la palette di versatilità musicale che permea i solchi dell’intero prodotto.
"All The Unknown" è un album strumentale postmoderno, che prende riferimento da percezioni elettroniche e modern classical, limitrofe a quelle di capostipiti quali Jon Hopkins, Kiasmos e Rival Consoles. Un disco asettico e schematico, scevro di passionalità, ma che ha il merito di rendere tangibile l’intangibile e giocare con allucinazioni uditive in grado di sollecitare lo stato d’animo, discostandosi progressivamente dalle sonorità kraut-rock d’ampio respiro che i Grandbrothers proposero con i due dischi precedenti.
(27/01/2021)