Nasce da una visione, da un sogno, il progetto più ambizioso del cantautore anglo-canadese John Southworth: concepito come una potenziale sceneggiatura cinematografica, ampliato con canoni più affini a quelli di un romanzo, “Rialto” ha infine trovato nella multimedialità del podcast la naturale evoluzione artistica.
Già in passato l’autore si è dilettato con la struttura tipica della narrativa per musica e immagini: l’eccellente contaminazione con la teatralità di Kurt Weill e Bertolt Brecht di “Easterween”, l’eccentrico affresco da eterno sognatore di “Niagara” e perfino un libro per bambini, “Daydreams For Night”.
Per il tredicesimo album della carriera, Southworth ha scelto la formula di libro, spettacolo teatrale, podcast e disco, al fine di poter rappresentare in pieno un racconto surreale che gravita intorno alla figura del tassista Klaus.
Otto podcast con Southworth nelle vesti del protagonista e il Venuti String Quartet a supporto di un cast di interpreti notevole : Tamara Lindeman – E. Van Leer, Daniel Knox – Longfellow, Martin Tielli – Bill Barc/Sarcastic Fisherman, Ryan Driver – Willy “Silly" Simon, Thom Gill – Don Wan, ai quali si aggiungono le voci narranti di Meg Remy (US Girls), Claudia Dey, Veda Hille, Devon Sproule e Luka Kuplowsky.
Le atmosfere noir del racconto sono sottolineate da una scrittura colta e dai tratti teatrali e cinematografici. Il protagonista è Klaus, un autista incaricato di scortare i protagonisti di un festival letterario di una piccola città, alle prese con l’urgente consegna di una bobina cinematografica che diventa il pretesto per l’autore per mettere in fila una serie di situazioni surreali.
Il viaggio di Klaus è un percorso tra realtà e trascendenza, un noir dalle tinte fosche che conduce il protagonista nei meandri di traumi e reminescenze ancestrali, fino alla definitiva purificazione spirituale.
Con “Rialto”, Southworth apre la strada a un nuovo concetto d’interazione tra musica e rappresentazione (teatrale, cinematografica e radiofonica). Opera comunque non facile, sottolineata da orchestrazioni in bilico tra un mood hollywoodiano e uno spirito vaudeville, che raggiungono a volte un’intensità drammatico/noir di rara bellezza (“Van Leer”, “Unloved”).
La struttura simil-teatrale è affidata a un dialogo tra voci e orchestra serrato e creativo, che raramente soffre della mancanza del supporto.
Leggiadria teatrale e vaudeville (“Underground Cinema”, “Mexico Maine”), atmosfere noir (“Elevated Vision”, “Sarcastic Fisherman”, “Real The Reel”), melodie perfette per una nomination all’Oscar (“Courier Pilgrim”), visioni felliniane (“Silver Film Canister”) e sontuosi slanci melodici (“Mexico Maine”) si amalgamano con desuete eleganza.
Album decisamente fuori dalle tipiche coordinate di un disco cantautorale, “Rialto” non solo conferma il talento di John Southworth, ma ne amplia le potenzialità con un'opera tra le più ambiziose e originali degli ultimi tempi.
06/10/2021